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Questo articolo è stato pubblicato il 14 luglio 2011 alle ore 08:28.

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Comuni e Province evitano i tagli alle loro risorse federaliste, contenute nel fondo sperimentale di riequilibrio, e al loro posto sono chiamati alla cassa i contribuenti, che si vedono ridurre di 700 milioni nel 2013 e di 1,4 miliardi nel 2014 la dote destinata a rimborsi e compensazioni fiscali.

È il nuovo ritocco ai vincoli di finanza pubblica per i Comuni, che negli emendamenti depositati ieri pomeriggio dal relatore alla manovra incontrano anche una nuova spinta alle dismissioni societarie, entrate anch'esse nel novero dei parametri di virtuosità. La liberalizzazione dovrà riguardare anche gli asset di società statali: entro il 2013 l'Economia dovrà mettere a punto «uno o più programmi» per la vendita di partecipazioni dello Stato e degli enti non territoriali.

Il tour de force notturno si è concentrato soprattutto sul Patto di stabilità. Insieme alla sforbiciata ai fondi, con gli emendamenti del relatore scompare anche una buona fetta dei criteri scritti nel decreto originale per individuare i Comuni virtuosi. Invece di sedi all'estero, auto blu ed «evoluzioni della situazione finanziaria», per definire i Comuni a cui riservare un trattamento di favore entra in campo un pacchetto di 11 indicatori che puntano tra l'altro sull'equilibrio tra entrate e uscite correnti ordinarie, sulla capacità di riscossione delle entrate correnti, l'impegno nelle dismissioni societarie e la rapidità nell'abbandonare la spesa storica per raggiungere i fabbisogni standard.

Soprattutto quest'ultimo punto ha acceso il malumore dei senatori meridionali del Pdl, e l'empasse si è tradotta in un vertice di maggioranza con il presidente del Senato Schifani e i ministri Calderoli e Fitto. La discussione si è prolungata ben oltre la mezzanotte, e gli esiti definitivi del vertice emergeranno solo nella mattinata di oggi con il maxiemendamento governativo. Gli enti che in base ai criteri definitivi otterranno le pagelle più brillanti riceveranno una serie di bonus, scaglionati nel tempo. Nel 2012 si vedranno tutti riservare uno sconto complessivo da 200 milioni, con una dote che grazie all'emendamento diventa certa e non più opzionale, mentre l'esclusione totale dal concorso alla manovra dovrebbe essere scaglionata: dal 2012 per le Province «virtuose», e dall'anno successivo anche per i Comuni nella stessa condizione.

La revisione dei criteri nasce per evitare gli effetti paradossali resi possibili dai primi parametri (si veda anche Il Sole 24 Ore dell'8 luglio), che rischiavano di premiare Comuni in difficoltà come Parma, accanto a una serie di centri medi del Mezzogiorno come Iglesias, Crotone, Barletta e Lanusei e "dimenticavano" la maggior parte dei capoluoghi del Nord. Proprio le prime analisi sugli effetti avevano scatenato la rivolta di Lega Nord (la prima a intestarsi la "vittoria" sul Patto di stabilità meritocratico), opposizioni e amministratori locali, e proprio per approfondire il confronto con questi ultimi, nel pomeriggio di ieri era circolata l'ipotesi di rinviare il tutto a un tavolo tecnico.

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