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Questo articolo è stato pubblicato il 15 luglio 2011 alle ore 06:40.

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ROMA
Caso Papa, ultimo atto. Neanche ieri la Giunta per le autorizzazioni a procedere è riuscita a votare sulla richiesta di arresto dell'ex magistrato reclutato nelle file del Pdl e accusato dai pm di Napoli di concussione, favoreggiamento e rivelazione del segreto d'ufficio. Il Pdl ha chiesto un altro rinvio, l'ultimo, dato che oggi scadono i 30 giorni stabiliti dal regolamento della Camera entro cui la Giunta dovrebbe votare. Il condizionale è d'obbligo perché il Pdl, ormai è chiaro, punta a evitare la conta per paura di finire in minoranza. E così anche la Lega che, nonostante gli annunci di Umberto Bossi (ancora ieri diceva sì all'arresto) non sa che pesci prendere, se non al prezzo di spaccature plateali. Perciò, in un (quasi) perfetto gioco di sponda, ieri i berlusconiani hanno giocato la carta dell'«ulteriore approfondimento», imposto - sostengono - dal malloppo di atti (16mila pagine) depositati il giorno prima in Giunta da Alfonso Papa. La Lega aveva appena fatto sapere che, «in assenza di ulteriori approfondimenti», avrebbe detto sì all'arresto. E allora ecco che il relatore Francesco Paolo Sisto (Pdl) ha ritirato la sua proposta contraria alle manette, facendo venir meno l'oggetto della votazione e motivando il ritiro con la necessità, appunto, di esaminare «attentamente» la nuova documentazione. L'opposizione ha protestato per «l'ambiguità della Lega» (Pd), «l'inaffidabilità della maggioranza» (Idv), «il tentativo di sabotare il voto» (Terzo Polo). Inutile qualunque contromossa: quando il dipietrista Federico Palomba ha provato a far mettere ai voti la propria proposta, favorevole all'arresto, il vicepresidente della Camera Antonio Leone (Pdl) ha chiesto di sospendere la seduta perché in aula si cominciava a votare. Conclusione: seduta aggiornata ad oggi. L'ultimo atto, appunto, prima di far calare il sipario sulla Giunta e di arrivare al voto segreto dell'aula, mercoledì prossimo.
Salvare Papa, dunque, ma anche salvare la Lega, salvare il Pdl, salvare la maggioranza: c'è tutto questo dietro il voto sul deputato pidiellino. Non solo la sua libertà, ma anche la compattezza della Lega, la credibilità del Pdl-«partito degli onesti», la coesione del centrodestra. Troppe le divisioni interne per esporsi con un voto in Giunta, per di più palese: anche se Lega e Pdl insistono che si tratterebbe solo di un «parere tecnico», entrambi ne temono la valenza politica e preferiscono rimandare il momento della verità all'aula e al voto segreto, confidando in qualche franco tiratore dell'opposizione.
Ieri il capogruppo del Carroccio Marco Reguzzoni smentiva le ricostruzioni di una spaccatura con i "maroniani" (favorevoli all'arresto di Papa) che, secondo le indiscrezioni raccolte nella maggioranza, avrebbero minacciato Reguzzoni di arrivare «ai ferri corti» se Papa si fosse "salvato" grazie al voto leghista, che in Giunta fa da ago della bilancia. Il Pdl, quindi, avrebbe deciso di dribblare il voto per "salvare" la Lega. E se stesso.
Che cosa accradà oggi? Nino Lo Presti (Fli) dice che la maggioranza «è nel marasma» e Donatella Ferranti (Pd) accusa il Pdl di «atteggiamento vergognoso». Sul fronte opposto, Sisto non esclude il voto. C'è tempo fino a mezzanotte e il presidente della Giunta Pierluigi Castagnetti (Pd) assicura che una proposta verrà comunque messa ai voti. Se il Pdl insisterà nel prendere tempo senza presentare nulla, a prendere l'iniziativa sarà l'opposizione, chiedendo il via libera all'arresto. E sarà bagarre sul regolamento. Salvo nuovi colpi di scena...
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