Storia dell'articolo

Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 17 luglio 2011 alle ore 16:44.

My24

Gli italiani pensano di essere gli unici a muoversi solo sulla spinta dell'emergenza, ma in realtà la stessa cosa si dice in tutti i Paesi del mondo. La molla per le grandi decisioni, non c'è da scandalizzarsi, è lo stato di emergenza. Non ci sono riforme che nascono nei periodi tranquilli. Succede esattamente lo stesso in Francia, dove da decenni sento i miei concittadini imputare a se stessi l'inerzia di cui si autoaccusano gli italiani.

La storia insegna, invece, che gli italiani sanno distinguere tra l'ordinarietà della contesa politica e l'interesse nazionale. Negli anni 90, con la grande manovra di aggiustamento dei conti pubblici di Giuliano Amato e soprattutto con l'incredibile corsa per l'ingresso nell'euro guidata dal ministro del Tesoro Carlo Azeglio Ciampi e dal presidente del Consiglio Romani Prodi, il Paese ha dimostrato una coesione e una forza inaspettate solo per chi non conosce veramente l'Italia. Per questo non sono sorpreso dalle reazione di questi giorni davanti all'attacco della speculazione al debito pubblico del Paese.

Nello stesso tempo dico che l'attacco subito sui mercati non va sottovalutato perché potrebbe implicare conseguenze molto serie anche per gli altri Paesi europei, per la tenuta della moneta unica e dell'Europa stessa. A ben vedere, la situazione italana non è molto diversa da quella delle settimane, dei mesi e, addirittura, degli anni passati. Il debito pubblico è lì da venti anni in proporzioni più o meno simili. E come sappiamo bene, molti Paesi europei hanno difficoltà di bilancio molto maggiori: l'Irlanda, la Grecia, il Portogallo, la Spagna. Peraltro, dopo la crsi del 2008, anche i Paesi più grandi ed economicamente forti, hanno difficoltà nel tenere a bada i conti pubblici e il debito. L'attacco viene portato all'Italia perché, proprio per la sua fama, è un bersaglio più facile di altri, ma nasconde un attacco all'Europa.

Per questo il problema della riduzione del debito pubblico va affrontato contemporaneamente a livello nazionale ed europeo. Senza crescita non si può ripagare il debito - e crescere è un problema principalmente nazionale -, senza tassi d'interessi bassi la rincorsa rischia di durare all'infinito - e i tassi d'interesse bassi sono un problema che si affronta più facilmente a livello europeo.

In questo caso specifico, l'Europa ha in mano la soluzione e da un anno sta con le mani in mano, cincischiando e rinviando le decisioni per egoismo e interessi nazionali mal posti. Dico subito che la soluzione è il debito federale e l'eurobond. Portare il debito di tutti i Paesi in un contenitore federale aumenterebbe le garanzie e renderebbe vani gli attacchi ai singoli Paesi.

Perché dunque non si è ancora fatto niente? Il grande ostacolo, da quello che sappiamo, è l'opposizione della Germania. C'è un problema di politica interna perché i tedeschi dicono di non voler pagare le vacanze e gli stipendi dei greci e degli italiani. Ma non capiscono che con l'inerzia, a lungo andare, finiranno per pagare molto di più. Il problema del debito sovrano dei Paesi periferici andrà a impattare pesantemente sul sistma bancario europeo e gli istituti di credito tedeschi, come dimostrano anche gli stress test resi noti venerdì, non stanno molto meglio di quelli degli altri Paesi europei. Le banche italiane e francesi, per esempio, hanno superato i test molto più facilmente di quelle tedesche. Se gli Stati dovranno intervenire per risanare i sistemi bancari, allora i cittadini, soprattutto quelli tedeschi, pagheranno in prima persona.

L'Europa è stata costruita su un equilibrio basato sulla moneta unica e la solidarietà, ma gli Stati-nazione sono rimasti così forti che il principio della mutualità è restato sostanzialmente inapplicato. Questa è l'occasione giusta per completare - attraverso gli eurobond e il debito federale - la costruzione dell'Europa. Diversamente, il contagio rischierebbe di propagarsi in maniera molto più veloce di quanto si immagini e di coinvolgere anche i Paesi e i cittadini che si sentono fuori dalla mischia. La classe politica europea deve dare un segnale forte di credibilità, decidendo. Altrimenti il dibattito politico diventa retorica e la credibilità svanisce.

Ma anche le classi politiche nazionali devono dare dimostrazione di credibilità - e veniamo al secondo aspetto del problema, la crescita - agendo in maniera decisa per controllare i loro conti e far ripartire i loro Paesi. In questo i tedeschi hanno ragione: la solidarietà europea parte dalla credibilità dei Governi e delle politiche nazionali.

In Italia l'equilibrio è particolarmente difficile. La tassazione è a livelli alti. Alzarla ulteriormente è impossibile perché si ucciderebbe definitivamente la crescita. Quello che si può ragionevolmente pensare è di trasferire parte della tassazione sui redditi e i profitti più alti. Ed è giusto, come suggerisce il manifesto del Sole 24 Ore, allegerire la tassazione sul lavoro per liberare risorse per le imprese e aumentare il potere d'acquisto degli stessi cittadini.

In Italia, è necessario trovare un giusto mix dei tagli della spesa pubblica. I tagli devono essere mirati perché c'è anche spesa pubblica buona, come quella per gli investimenti, che aiuta la crescita. Poi è doveroso stipulare un patto tra generazioni per alzare l'età pensionabile e investire i risparmi nella creazione di posti di lavoro per i giovani. L'alta disoccupazione, tra i giovani ma adesso anche tra gli ultraquarantenni, è un problema inaccettabile. In Italia come in Francia.

Commenta la notizia

Shopping24

Dai nostri archivi