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Questo articolo è stato pubblicato il 17 luglio 2011 alle ore 08:11.

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SOUTHAMPTON. Dal nostro inviato
Rupert Murdoch non e' venuto. Eppure quest'evento, la prima al piccolo Southampton Cinema del film Snowflower and the Secret Fan, tratto dal bestseller del 2005 di Lisa See, era una delle cose a cui il grande editore teneva di più. Distribuito dalla Fox, il gioiello hollywoodiano del gruppo NewsCorp e prodotto dalla moglie Wendy, il film, una saga su amicizie parallele fra donne cinesi, è stato presentato a un gruppo ristretto di invitati nell'esclusiva località balneare a due ore da New York. Poi, un gruppo ancora più ristretto, è andato alla meravigliosa villa sull'Atlantico di Jay e Kelly Sugarman, intimi dei Murdoch. Ma Rupert è rimasto a Londra. Gli esperti di Edelman, ingaggiati qualche giorno fa per gestire la catastrofica crisi di immagine del gruppo Murdoch, hanno messo un veto: lui nel glamour di Southampton? Alla prima mondana di un film regalato alla moglie cinese? Pochi giorni prima della sua audizione al Parlamento britannico sullo scandalo di intercettazioni? No, meglio tenere un basso profilo.
Il fatto è che ieri, nel piccolo cinema dove il film è stato presentato e in tutto il resto del Paese non si parla d'altro: dello scandalo britannico, ma soprattutto, del contagio in America dove c'è la parte più importante dell'impero. Ci sono già un'inchiesta Fbi; le dimissioni improvvise venerdì del capo del gruppo Dow Jones, il gioiello di Murdoch in America; gli attacchi al vetriolo dell'arcinemico New York Times, un tempo sbeffeggiato da Murdoch come “vecchio” e che oggi si prende una goduriosa rivincita; e c'è il pericolo che il contagio arrivi a colpire l'immagine di Fox News, megafono dell'ala destra del partito repubblicano, già sotto osservazione per una faziosità al di là delle regole del gioco.
L'inchiesta dell'Fbi riguarda possibili intercettazioni di telefonate dei parenti delle vittime dell'11 settembre. È stata aperta su richiesta del deputato repubblicano di Long Island, Peter King, presidente della Commissione sicurezza alla Camera. Forse l'indagine americana resterà limitata a giornalisti del tabloid domenicale britannico News of the World, ma indiscrezioni anticipano che sarà a tutto campo e verificherà se ci sia stato un eventuale ruolo di appoggio dei quartieri generali di NewsCorp a New York.
L'altra notizia bomba di venerdì ha riguardato le dimissioni improvvise di Les Hinton, l'amministratore delegato del gruppo Dow Jones e uomo di straordinaria umanità. Molto apprezzato dai dipendenti, era riuscito ad evitare i drastici licenziamenti cui sarebbe andato incontro il gruppo nella precedente gestione. Venerdì ha fatto un breve discorso: «non posso lasciare che ci siano ombre», ha detto. Ed è uscito dal grattacielo NewsCorp sulla Avenue of Americas a New York accompagnato da uno scroscio di applausi della redazione. Ma Hinton aveva guidato News International dal 1995 al 2007, il periodo in cui ci furono alcuni degli episodi più clamorosi di intercettazioni telefoniche da parte del News of the World. Possibile che non sapesse? In passato era apparso in audizioni davanti al Parlamento britannico e nel 2006-2007 aveva ammesso di aver appurato che, a sua insaputa, solo un giornalista aveva commesso degli atti impropri. Oggi sappiamo che la situazione è molto diversa. Hinton ha lavorato con Murdoch per 52 anni. Cominciò appena quindicenne in un minuscolo giornale australiano, the News of Adelaide, la prima avventura imprenditoriale del suo capo. Da allora sono stati inseparabili. La decisione è stata difficile. Ma Murdoch è noto per essere privo di scrupoli quando si tratta di proteggere l'impero. Dopo Rebekah Brooks, che adorava, il sacrificio è toccato a Les, il più fedele fra i fedelissimi.
La scelta rientra nella strategia per contenere il disastro di immagine in cui si trova Newscorp: isolare ogni possibile fonte di contagio soprattutto in America, dove c'è la parte più importante dell'impero Murdoch. E se si arrivasse a Fox News? In atmosfera pre-elettorale può succedere di tutto. A quel punto le implicazioni politiche sarebbero non da poco, se la credibilità di una delle televisioni più care alla destra venisse scalfita da uno scandalo legato alle vittime dell'11 Settembre.
A Southampton il pettegolezzo continua. C'è chi dice che Murdoch dovrà sacrificare se stesso. Possibile, ma non probabile, sapendo quanto l'editore ami reagire alle sfide. Si parla molto anche del film: non bello. La critica lo ha distrutto. Si dice anche che accettare la moglie Wendy come executive producer del film sia stato un chiaro segnale di debolezza di Murdoch, 80 anni, molto dipendente dalla sua compagna molto più giovane, da cui ha due figli piccoli. Sarà forse uno di quei tanti segnali impercettibili che si andranno a cercare, se e quando a scricchiolare dovesse essere l'intero impero e non solo qualche piccolo giornale della vecchia carta stampata.
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