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Questo articolo è stato pubblicato il 18 luglio 2011 alle ore 14:37.

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Non avrebbe sopportato il peso delle preoccupazioni per il possibile crack dell'ospedale San Raffaele di Milano. Mario Cal, 72 anni, braccio destro di Don Luigi Verzè ed ex-vicepresidente della Fondazione Monte Tabor, ha lasciato una lettera prima di suicidarsi, prima di premere il grilletto della sua calibro 38 e di spararsi senza esitazioni alla testa.

In quella lettera, probabilmente, ha messo nero su bianco le ragioni del suo gesto estremo. Ma, sentendo persone vicine alla vicenda, già si possono intuire le motivazioni: il suo legale Minniti racconta che Cal era «molto preoccupato per la situazione economica del San Raffaele, perchè non c'era più la liquidità per pagare i fornitori». Quasi un miliardo di debito: un macigno sul futuro dell'ospedale. Di questi circa 600 milioni di esposizione verso i fornitori e altri 400 verso le banche, in particolare UniCredit e Intesa Sanpaolo: con un piano di risanamento che prevede un aumento di capitale da 200-250 milioni di euro, ma anche con una relazione impietosa di Deloitte, che ha rilevato svalutazioni record per 60 milioni di euro.

Sulla situazione del San Raffaele ha aperto un fascicolo il Pm della Procura di Milano Luigi Orsi: alle porte c'è infatti lo spettro del fallimento a causa soprattutto delle ingiunzioni di pagamento (per 60 milioni) dei fornitori che hanno visto i loro crediti scaduti. Proprio Cal era stato sentito due volte in Procura negli ultimi mesi. Ma il manager non era indagato.

Cal era dimissionario dall'ospedale dopo una carriera ultra-ventennale. Dopo un lungo braccio di ferro aveva dovuto lasciare le redini del San Raffaele: proprio lui che era tra i collaboratori più vicini a Don Verzè e che aveva superato indenne altre vicende problematiche. Venerdì scorso nel corso della riunione che ha definito il nuovo Cda (con le deleghe operative al nuovo vicepresidente Giuseppe Profiti, attuale presidente dell'ospedale Bambin Gesù di Roma), i nuovi consiglieri avevano anche discusso di ingressi e incarichi. Uno di questi sarebbe stato quello di Renato Botti, che dal San Raffaele se ne era andato tempo fa proprio per dissidi con lo stesso Cal. L'altro, ancora tutto da definire, potrebbe essere quello di Enrico Bondi, l'ex-manager di Parmalat, come consulente.

Lo scorso anno Don Verzè, il medico fondatore della struttura, aveva deciso di impegnarsi meno nella gestione in corrispondenza del compleanno per i 90 anni. In quell'occasione aveva deciso di lasciare il futuro dell'ospedale proprio a Mario Cal: «Un amico fraterno» come lo amava definire il prete-manager vicino a Silvio Berlusconi.

Come detto Cal aveva sempre superato indenne altre vicende problematiche. Non solo dissidi interni con altri manager dell'ospedale, ma soprattutto alcune vicende giudiziarie. Nel 2009 era uscito scagionato dall' accusa di abusivismo edilizio mossa alla Fondazione San Raffaele dalla Procura che contestava le modalità di realizzazione di un eliporto. Nel 2007 Cal era finito nell'inchiesta della Procura della Repubblica di Milano su presunti falsi ricoveri ospedalieri. La Guardia di Finanza aveva perquisito gli uffici della casa di cura San Raffaele-Turro. Quattro persone erano finite sul registro degli indagati con l'accusa di truffa ai danni del servizio sanitario nazionale e di falso in atti pubblici. Tra loro proprio il legale rappresentante della Fondazione Centro San Raffaele, Mario Cal.

Ma soprattutto nel 1994 Cal era finito nell'inchiesta Mani Pulite condotta da Antonio Di Pietro. Il manager era finito per alcuni giorni in carcere assieme all'altro dirigente della Fondazione Monte Tabor, il direttore amministrativo Vincenzo Mariscotti. Cal e Mariscotti erano stati arrestati dalla Guardia di Finanza con l'accusa di corruzione per il pagamento di tangenti ad esponenti dell'Ufficio imposte dirette. Tante vicende difficili superate, anche se con qualche difficoltà, sempre con l'appoggio dell'amico Don Verzè mentre il San Raffaele diventava un simbolo della sanità privata e un modello per le cure all'avanguardia in Italia e in Europa: tutto superato tranne l'ultimo scoglio, quello dei debiti del San Raffaele, che si è mostrato più pesante di Mani Pulite.

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