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Questo articolo è stato pubblicato il 19 luglio 2011 alle ore 08:06.

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Nessuna inchiesta aperta, a parte quella sul suicidio di Mario Cal. Ma affinché la procura della Repubblica di Milano tenga d'occhio una situazione particolarmente delicata come quella della Fondazione Monte Tabor San Raffaele, non è affatto necessaria né un'inchiesta, né un'ipotesi di reato. E' sufficiente che vi sia un'ipotesi di insolvenza. E quella sull'insolvenza della Fondazione è qualcosa di ben più concreto di un'ipotesi. Con 900 milioni di debiti 450 dei quali già scaduti, ma soprattutto con un'industria che non produce televisori ma guarigioni, e che non vede solo a rischio posti di lavoro, ma pure posti letto per pazienti anche gravissimi, il rischio di ritrovarsi con una struttura sanitaria in crisi di efficienza non è sostenibile.

L'attuale consiglio di amministrazione ha ritenuto di prendersi il tempo necessario per (ri)esaminare le carte. Procrastinando il momento di fare istanza al tribunale fallimentare e, previa omologa, poter accedere alla procedura del concordato preventivo. Il punto è che rinviando i tempi di una decisione (su cui le banche spingono con sempre maggiore insistenza, vedere articolo a fianco) si corrono dei rischi oggettivi: che qualcuno dei creditori passi alle vie di fatto, e che ai decreti ingiuntivi, si possano sommare le istanze di fallimento. A quel punto la decisione spetterebbe alla seconda sezione civile del Tribunale, presieduta da Filippo Lamanna. Ma a decidere per il «rien va plus» potrebbe essere la stessa procura della Repubblica di Milano.

Non è un caso che a interessarsi della questione siano Luigi Orsi (a capo del dipartimento reati fallimentari) e Laura Pedio, magistrato esperto in reati economici e finanziari. Tecnicamente potrebbe essere direttamente la Procura a decidere di intervenire. Con un'istanza al giudice: allo scopo di ottenere la dichiarazione d'insolvenza della Fondazione. Le tappe successive potrebbero essere la nomina di un curatore fallimentare. Un'ipotesi che sembrerebbe nient'affatto peregrina. Anche alla luce della scomparsa di Mario Cal. In estrema ipotesi poi, la procura potrebbe anche decidere di intraprendere un'indagine conoscitiva per reati non fallimentari (come il falso in bilancio). In ogni caso l'atmosfera a palazzo di giustizia di Milano è quella di operosa attesa e di studio.

Incontri ufficiosi si susseguono in queste ultime concitate ore come quello avvenuto ieri tra il procuratore aggiunto Francesco Greco, Luigi Orsi, e Giovanni La Croce, il professionista incaricato di asseverare piano di ristrutturazione del debito di Luigi Zunino e della Risanamento (ex 182 bis) e incaricato anche di omologare il percorso verso il concordato preventivo. E la sensazione è che o si seguirà quella strada, oppure la procura si troverà costretta a intervenire. (St.E.)

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