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Questo articolo è stato pubblicato il 19 luglio 2011 alle ore 13:35.

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Gianni Alemanno (Ansa)Gianni Alemanno (Ansa)

L'appuntamento ufficiale è fissato per oggi pomeriggio. Quando, nella sala delle Bandiere in Campidoglio, Gianni Alemanno presenterà la sua nuova giunta dopo lo stop del Tar Lazio che gli ha imposto un rapido rimpasto giudicando "troppo poco rosa" il suo esecutivo. Così il sindaco è corso ai ripari cooptando l'ex presidente della Roma, Rosella Sensi, cui ha affidato la delega ai grandi eventi (anche in vista della corsa alle Olimpiadi 2020), e promuovendo a suo vice l'augelliana Sveva Belviso, l'unica donna rimasta nella giunta dopo il rimpasto di gennaio che vide l'uscita di scena dell'altra "assessora" Laura Marsilio.

Cutrufo lascia: sarà delegato Pdl agli enti locali
L'Alemanno-ter vedrà quindi oggi la luce dopo le polemiche e gli scontri dei giorni scorsi che sono esplosi all'interno del Pdl attorno ai nomi da sacrificare sull'altare delle quote rosa. Alla fine a farne le spese è stato il vicesindaco Mauro Cutrufo, senatore democristiano che ha accettato di fare un passo indietro dopo esser stato rassicurato sul suo futuro nel corso di un vertice a tre, ieri, al ministero della Giustizia, con il segretario Alfano e lo stesso sindaco. Poi oggi le ultime limature prima della conferenza stampa che ha sciolto la destinazione dell'ormai ex vicesindaco. «Alemanno ha proceduto a un'innovazione della propria giunta - spiega Alfano -. In base a questo abbiamo chiesto al senatore Cutrufo di ricoprire l'incarico di delegato agli enti locali del Pdl, assieme a Nania e Valducci, ma con una specifica delega a Roma Capitale».

Alemanno: nuovi ricorsi sarebbero strumentali
Insomma, tutto fila liscio per il lancio della nuova giunta. Ma le consigliere del centro-sinistra, che hanno promosso la battaglia davanti al Tar, hanno già minacciato nuovi ricorsi se il sindaco si fosse limitato a inserire solo due donne in Giunta. Alemanno, però, mette le mani avanti. «Ritengo che la sentenza del Tar non sia condivisibile, un nuovo ricorso sarebbe manifestamente strumentale, per due anni e mezzo abbiamo governato senza alcun ricorso di sorta. Non vedo perché, ora che torniamo a due donne, qualcuno dovrebbe fare ricorso». Difesa a spada tratta delle scelte, insomma. E non poteva essere altrimenti visto che una revisione più ampia dei nomi e delle deleghe rischiava di aprire nuove fratture tra le correnti del Pdl che avrebbero voluto per sé la poltrona di Cutrufo.

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