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Questo articolo è stato pubblicato il 19 luglio 2011 alle ore 11:41.

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Gas, meglio i tedeschi. La Russia congela South StreamGas, meglio i tedeschi. La Russia congela South Stream

Il Cremlino sta considerando l'opportunità di congelare la realizzazione del maxi progetto italo-russo South Stream, un gasdotto che dovrebbe portare 63 miliardi di metri cubi di gas siberiano all'anno a molti Paesi europei, dalla Bulgaria, alla Ungheria, all'Austria e all'Italia. Secondo le fonti "ben informate del Cremlino", citate dal quotidiano economico e finanziario russo Kommersant, il presidente, Dmitrij Medvedev, ne discuterà oggi in Germania con il cancelliere tedesco, Angela Merkel. «Non si tratta ancora di dettagli di questa iniziativa. In questo momento la Russia vuole ascoltare il parere della parte tedesca e se possibile ottenere il suo sostegno politico», ha dichiarato la fonte del Cremlino al Kommersant.

I due problemi che potrebbero aver spinto Mosca a una decisione così drastica sono un contenzioso con la Turchia e le tensioni con l'Eni, che non sarebbe d'accordo con l'idea di allargare South Stream - entro la fine del 2011 - alla francese EdF.

Un tratto di gasdotto, che attraverserà il Mar Nero, dovrà essere posato nelle acque territoriali della Turchia. Per ottenere un nullaosta dell'Ankara, nell'agosto del 2009 Mosca aveva accettato di partecipare alla costruzione in Turchia dell'oleodotto Samsun-Ceyhan, che dovrà collegare le coste turche sul Mar Nero a quelle mediterranee. Ora il Cremlino sta riconsiderando i termini della propria partecipazione al progetto, ritenuto dagli esperti russi "economicamente svantaggioso". Anche la Turchia, che vuole diventare uno dei più importanti hub energetici dell'Europa sta conducendo un sofisticato gioco politico attorno a South Stream: «Per i turchi il progetto italo-russo non rappresenta alcun interesse economico. Invece sul piano geopolitico, legato al controllo dei flussi del gas verso l'Europa, il baratto con la Russia può andare avanti ancora molto a lungo. Prima Ankara dovevà dare l'Ok nel dicembre del 2010, ora dicono che la decisione sarà presa per il primo di novembre. Temiamo che non siano rispettati neanche questi termini», ha dichiarato un rappresentante del ministero degli Esteri russo, che accompagna il presidente Medvedev nel suo viaggio in Germania.

«In questa situazione – hanno ipotizzato gli interlocutori di Kommersant – Mosca potrà congelare la realizzazione del progetto South Stream, aumentando nel frattempo le esportazioni del gas verso l'Europa tramite il gasdotto Nord Stream e con l'appoggio del proprio partner fidato, la Germania».

Ancora il 15 di luglio il primo ministro Vladimir Putin aveva preannunciato la necessità di aumentare la capacità del Nord Stream, posando sul fondale del Mar Baltico un terzo tubo. «La decisone della Germania di rinunciare per il 2020 alle centrali nucleari apre delle nuove possibilità davanti a Gazprom», ha sottolineato il consigliere presidenziale, Serghej Prikhodko.

Gazprom non può perdere quest'occasione unica per espandersi ancora di più sui mercati del Vecchio Continente. Gazprom, il secondo maggiore produttore di gas al mondo, e il gruppo elettrico tedesco RWE hanno firmato un memorandum per la cooperazione nella costruzione di centrali elettriche non soltanto in Germania, ma anche in Gran Bretagna e in Benelux.

In questo modo il colosso russo rafforza ulteriormente le proprie posizioni nella produzione di energia elettrica in Europa, una delle priorità di Gazprom, che non accetta più il ruolo di esportatore di energia, ma vuole controllare direttamente anche i processi produttivi.

Inoltre le intese con la tedesca RWE rafforzano le posizioni di Gazprom alle trattative con la Cina che ha tanto bisogno del gas russo ma non è disposta a importarlo ai prezzi di mercato internazionale.

In seguito alla chiusura delle centrali nucleari la domanda di gas in Germania, così come in altri Paesi europei, dovrebbe aumentare di 15-20 miliardi di metri cubi di gas all'anno, garantendo un ricavo aggiuntivo di 10 miliardi di euro per Gazprom, che attualmente deve far fronte a una nuova legge russa destinata ad aumentare drasticamente le tasse sull'estrazione delle risorse gas-petrolifere.

Infine dal punto di vista degli analisti finanziari, l'accantonamento del progetto South Stream da 15,5 miliardi di euro, sarebbe una notizia molto positiva per gli azionisti di Gazprom. «La costruzione di un terzo filo del gasdotto Nord Stream verrebbe a costare non più di 3-4 miliardi di euro, mentre il gas fornito alla Germani potrà essere trasportato verso i paesi sudeuropei tramite la rete interna di gasdotti del Vecchi Continente», ha dichiarato l'analista capo di Troyka Dialog, Valerij Nesterov.

Non si tratta però della chiusura definitiva di South Stream: Gazprom ha dichiarato più volte che il gasdotto "sarà costruito indipendentemente dalla situazione del mercato dell'energia". Secondo Nesterov Gazprom poserà in un futuro non meglio precisato almeno un tubo del gasdotto South Stream per mettere in difficoltà il progetto rivale di Nabucco (Turchia, Romania, Bulgaria, Ungheria, Austria, Germania).

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