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Questo articolo è stato pubblicato il 23 luglio 2011 alle ore 08:12.

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Le banche e le assicurazioni italiane faranno la loro parte nel piano salva-Grecia approvato ieri dai 17 Paesi della zona euro. Fra le 25 istituzioni finanziarie disponibili a partecipare all'operazione compaiono anche le italiane Intesa SanPaolo, Unicredit e il Gruppo Generali. Lo ha annunciato ieri l'Institute of International Finance (Iif), che ha proposto nuovi strumenti per convertire il debito greco e partecipare così, volontariamente, al salvataggio del Paese.
Le società a sostegno dell'iniziativa vanno dalle tedesche Allianz, Munich Re, Deutsche Bank, Munich Re e Commerzbank alle francesi Bnp Paribas, Société Générale, Axa; dalle svizzere Swiss Re, Zurich Financial e Credit Suisse alle britanniche Standard Chartered e Hsbc; ma della partita sono anche la National Bank of Greece, Hellenic Bank, Alpha Bank, Bank of Cyprus, la turca Ak Bank, National Bank of Kuwait, Ing, Seb e la coreana Kb Financial Group.
Nel dettaglio il programma prevede una conversione degli attuali prestiti obbligazionari greci in una combinazione di quattro diversi strumenti d'investimento. Le stime, comunicate dall'istituto internazionale, indicano che attraverso il programma le istituzioni private contribuiranno con 54 miliardi di dollari nel periodo che va da metà 2011 a metà 2014, per arrivare poi a un totale di 135 miliardi di dollari al 2020.
Non è dato sapere quale sarà la parte che le banche italiane potranno giocare. Nessun dettaglio sui numeri, infatti, è stato diffuso dai singoli gruppi. Certo le istituzioni del nostro Paese ad oggi possono contare su esposizioni contenute rispetto ad altri gruppi europei: Generali conta sì un'esposizione di 3 miliardi di euro ma al netto di interessi di parti terze, soprattutto assicurati, scendono a 500 milioni di euro; Unicredit ha visto l'esposizione scendere negli ultimi mesi da 801 milioni a 673 milioni di euro, mentre Intesa San Paolo da 790 milioni di euro è passata a 591 milioni dopo il rimborso di aprile.
I due maggiori gruppi bancari del Paese, inoltre, erano usciti con un buon risultato dagli stress test fatti dall'Eba su una novantina di istituti europei: il Core Tier 1 di Unicredit in una situazione "sotto sforzo" è risultato pari al 6,7%, quello di Intesa Sanpaolo all'8,9 per cento. Ben sopra, in entrambi i casi, al limite di guardia del 5 per cento.
Da Trieste ieri è arrivata immediata l'adesione al piano di salvataggio greco. «Generali, come entità istituzionale e internazionale, ha cercato di dare il proprio contributo alla soluzione di una situazione molto delicata» ha commentato Giovanni Perissinotto, amministratore delegato del Gruppo Generali, proseguendo: «la fattiva cooperazione fra istituzioni pubbliche e private ha permesso il raggiungimento di questo importante risultato atto a disinnescare le tensioni e le forti turbolenze che si erano manifestate nei mercati nei giorni precedenti».
A favore di un intervento attivo dell'Europa nella vicenda greca, si era detto anche Corrado Passera, consigliere delegato di Intesa Sanpaolo, in un intervento sul Sole 24 Ore solo dieci giorni fa: «Tutti i governi europei devono convincersi che il costo di "salvare" la Grecia è molto più contenuto di quello di lasciarla al suo destino. La priorità, quindi, è quella di convincere i mercati che scommettere sul default della Grecia - o di altri Paesi - non ripagherebbe» scriveva Passera, aggiungendo poi: «La Grecia si è impegnata a mettere ordine nelle finanze pubbliche e a introdurre cambiamenti impensabili fino a pochi mesi fa. Dobbiamo dare ai politici e ai cittadini greci un chiaro incentivo a realizzare un programma di grande impegno e sacrificio».
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