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Questo articolo è stato pubblicato il 25 luglio 2011 alle ore 22:31.

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Con ogni probabilità, almeno stando alle ultime indiscrezioni, dovrebbe essere Nitto Palma il successore di Angelino Alfano al ministero della Giustizia. Silvio Berlusconi sembra infatti intenzionato a non rinviare la nomina del Guardasigilli, anche per non mettere in ulteriore difficoltà il neo-segretario del Pdl.

Intanto, sul fronte interno alla maggioranza, la Lega continua a marcare il territorio, dicendo chiaro e tondo ciò che non gli va a genio nella politica del governo, ma senza (per ora) mettersi di traverso, come dimostra l'annunciato si di Roberto Calderoli al rifinanziamento delle missioni all'estero, nonostante l'ennesimo lutto che ha colpito il contingente italiano. E se i motivi di attrito fra Pdl e Carroccio non mancano (a cominciare dal delicato capitolo processuale del premier), il Cavaliere continua a mostrarsi ottimista sulla durata dell'esecutivo. Tuttavia, nel Pdl, si guarda con la massima attenzione all'esito del Consiglio federale convocato venerdì dal Carroccio: nella speranza che emerga con chiarezza che è ancora il Senatur a tenere le redini delle camicie verdi.
L'intenzione di Berlusconi è quella di sminare il terreno che separa il governo dalle agognate vacanze estive.

A cominciare dal successore a via Arenula. Al telefono con alcuni dirigenti del partito, il premier ha confermato di essere orientato sul sottosegretario Palma. La rosa di candidati, già ieri, era ridotta a due: Palma, appunto, e Renato Brunetta. Ma l'ipotesi del ministro della Pubblica Amministrazione, tra l'altro non tanto gradita al Colle che non vede di buon occhio 'valzer' di ministri, sembra ormai tramontata. Sulla strada di Palma verso via Arenula, tuttavia, resta ancora qualche ostacolo «esterno», come li chiama un'autorevole fonte governativa, senza svelare però di che natura siano. Possibile che si riferisca al fatto che il Quirinale ha più volte auspicato un nome di «alto profilo»; oppure alla necessità di sondare il Carroccio sul futuro Guardasigilli. Perchè, come ha ammonito Calderoli, il sostituto di Angelino deve essere qualcuno che «non parla con gli avvocati del premier».

Fatto sta che al momento, l'unico in pole position per l'incarico è proprio l'ex magistrato. Il cui nome potrebbe essere sottoposto già questa settimana, probabilmente mercoledì, al capo dello Stato, così come promesso dallo stesso premier. Se fosse così, sarebbe un successo prima di tutto per Alfano, che da settimane preme per liberarsi dell'ingombrante doppio incarico. Ma la successione agevolerebbe anche i rapporti con la Lega che, nonostante il rasserenamento di questi ultimi giorni, resta motivo di preoccupazione nel Pdl. Non tanto per il rapporto con Umberto Bossi, sul quale - nonostante non vi sia state nessun faccia a faccia, nè sia previsto visto che il Consiglio federale dovrebbe trattenere il Senatur a Milano - Berlusconi continua a metter la mano sul fuoco. Ma per l'atteggiamento di Roberto Maroni che pur non avendo interesse a rompere ora, resta una spina nel fianco del Cavaliere. In questo contesto, la nomina di Palma potrebbe semplificare le cose. Il leghista, infatti, ha fatto arrivare un messaggio chiaro ai berlusconiani: il processo di ricambio generazionale nel Pdl deve continuare. E liberare Alfano dal peso del ministero è un modo per andare in questa direzione. Ciò non significa che i problemi con la Lega siano risolti. Il Carroccio, infatti, continua con i distinguo, come dimostra il fatto che Calderoli ha detto chiaramente di «non condividere» la missione in Afghanistan. E se è vero che lo stesso ministro leghista ha confermato il sì sul rifinanziamento delle missioni, è altrettanto vero che il decreto dovrà poi passare alla Camera, dove le truppe di Maroni sono in netta maggioranza.

Altro capitolo delicato è quello della giustizia, perchè se il premier avrebbe desistito dall'inserire la cosiddetta norma salva-Ruby, non intenderebbe cedere sul 'processo lungò, la misura che consente alle difese di chiamare quanti testimoni ritengano necessario. E non è detto che su questo i leghisti non pongano problemi. (ANSA).

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