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Questo articolo è stato pubblicato il 26 luglio 2011 alle ore 06:41.

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La valle di Bala Murghab, nella provincia settentrionale di Baghdis, è una lingua verde che si distende in mezzo a una catena di montagne brulle e gialle. Una zona impegnativa. 170 chilometri a nord di Herat, sotto il controllo del contingente italiano. I militari italiani la chiamano la Bolla. Perché all'interno del suo perimetro, orlato di capisaldi e trincee, gli insorti sono stati espulsi, i villaggi si sono ripopolati e il commercio è rifiorito.

Al suo esterno, però, operano ancora cellule di talebani molto aggressive. Bala Morghab è stata considerata, anche dai vertici militari americani, uno dei migliori successi di counter-insurgency. Ma, a conferma di come la stabilizzazione dell'Afghanistan, sia ancora una strada tutta in salita il pericolo si nasconde dietro l'angolo.
Come è avvenuto ieri. Al termine di una lunga battaglia che si è combattuta casa per casa a Khame Mullawi, villaggio nei pressi di Bala Murghab, ha perso la vita il primo caporal maggiore David Tobini, 28 anni, in forza al 183° reggimento "Nembo" di Pistoia - uno dei reparti d'elite dell'Esercito. Un altro militare, il caporal maggiore scelto Simone D'Orazio, è stato ferito in modo molto grave e trasferito all'ospedale di Kandahar. Il caporale Francesco Arena ha riportato una lieve ferita.

Con la morte di Tobini sale a 41 il bilancio delle vittime italiane nel corso della missione Isaf in Afghanistan. In tre settimane ne sono morti tre. Il 12 luglio, a perdere la vita era stato il primo caporal maggiore Roberto Marchini. Il 2 luglio era rimasto ucciso in un attentato a Caghaz, il caporal maggiore Gaetano Tuccillo.
Il capo dello Stato Giorgio Napolitano ha espresso «profonda commozione» per la morte di Tobini e attraverso un comunicato del Quirinale ha voluto farsi «interprete del profondo cordoglio del Paese» esprimendo «sentimenti di solidale partecipazione al dolore dei familiari». «Siamo vicini alla famiglia del paracadutista caduto in Afghanistan e a quelle dei due militari rimasti feriti nell'agguato - ha dichiarato in una nota il premier Silvio Berlusconi - .

A tutti i nostri soldati impegnati nelle operazioni di pace contro il terrorismo rinnoviamo la gratitudine del governo e del Paese».
Quella di ieri è stata una battaglia insolita e impegnativa. Verso le 4 di mattina, i militari italiani, in compagnia delle forze afghane, sono entrati in un villaggio dove erano stati segnalati materiale esplosivo e ordigni. Dopo aver trovato, e neutralizzato gli ordigni, all'uscita del villaggio sono stati attaccati da un gruppo di insorti. Riparatisi in altre case, i militari sono stati attaccati nuovamente da altri insorti posizionati in altre abitazioni. L'intervento di quattro elicotteri della Nato ha consentito l'evacuazione dei militari.
Per quanto duramente colpiti - negli ultimi tre giorni le forze Nato e l'esercito afghano hanno ucciso più di 100 ribelli - i talebano stanno intensificando gli attacchi. Grazie anche alla stagione estiva, che rende più agevoli gli spostamenti. Una dimostrazione di forza alla vigilia del graduale ritiro che inizierà già questa'anno e vedrà coinvolti i militari americani, e quelli di altri paesi che partecipano all'Isaf.

In luglio sette province e città sono passate sotto il controllo delle forze afghane: le province di Bamyan, Panjshir e Kabul (tranne Sarobi), e le città di Mehterlam, Lashkargah, Herat, controllata dagli italiani, e Mazar-e-Sharif. La domanda che tutti si pongono è se gli afghani, lasciati a se stessi, sapranno davvero impedire che il Paese precipiti nuovamente nel caos.

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