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Questo articolo è stato pubblicato il 26 luglio 2011 alle ore 06:38.

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ROMA
Niente aste dei BTp a 5 anni, e neanche dei BTp a 15 o 30 anni, in agosto. Il Tesoro ha comunicato ieri che «considerata l'ampia disponibilità di cassa e le attuali ridotte esigenze di finanziamento» le aste dei titoli a medio-lungo termine di metà agosto – quelle che si sarebbero dovute tenere il 12 - non verranno effettuate mentre andrà regolarmente in offerta, come da calendario, il BoT annuale. A fine agosto saranno emessi i BTp a 3 e 10 anni, con regolamento però il primo settembre. Un annuncio simile è arrivato ieri dal Tesoro austriaco, che ha alleggerito il programma di emissioni di agosto.
«Un ritorno alla normalità», è stata la chiave di lettura negli ambienti vicini al ministero dell'Economia sull'annuncio della cancellazione dell'asta. In effetti, fino al 2007, il Tesoro era solito cancellare l'asta a medio-lungo termine che cadeva attorno a Ferragosto – con un mercato italiano semi-deserto -, sfruttando un insieme di fattori coincidenti e favorevoli: abbondanza di liquidità in cassa e fabbisogno ridotto o nullo. Le motivazioni della decisione annunciata ieri sono le stesse: un picco a fine luglio sul conto di disponibilità, un buon andamento delle entrate fiscali che puntano a un fabbisogno basso e addirittura a un avanzo. Non avendo necessità di fare raccolta nell'immediato, e disponendo già in cascina di quanto basta per far fronte ai rimborsi di titoli in scadenza questa estate per circa 20 miliardi, il Tesoro ha deciso di tornare all'antico e di cancellare l'asta di metà agosto dei titoli a medio-lungo termine: quel BTp a 5 anni scosso dalla turbolenza che ieri ha nuovamente valicato la soglia del 5%, con uno spread sopra i Bobl tedeschi già tornato oltre i 300 centesimi (309 ieri sera). Non emettere il BTp quinquennale in pieno agosto, con un mercato che per motivi stagionali è comunque estremamente volatile e illiquido, è una decisione che non dovrebbe impensierire i traders. Sono infatti le entità dei titoli spagnoli e italiani in emissione e in scadenza nelle prossime settimane, nei prossimi mesi e anche nei prossimi anni (fino al 2013-2014) a tener banco: gli strategist stanno provando a calcolare qual è la potenza di fuoco necessaria all'Efsf per poter acquistare in maniera determinante i titoli italiani e spagnoli, nel caso di necessità. E l'Italia dà il segnale che può anche fare a meno di un'asta importante e che quindi ha la situazione sotto controllo.
Secondo i calcoli di Unicredit, l'Italia ha già portato a termine il 61% del suo programma di raccolta 2011: è avanti alla Spagna, che ha messo a segno il 60% del programma, e si trova addirittura in anticipo rispetto alla tabella di marcia dello scorso anno, quando di questa epoca il Tesoro si trovava al 59% del percorso. Chiara Cremonesi di Unicredit calcola che da questa settimana fino alla fine dell'anno l'Italia tornerà sul mercato con aste per un'ottantina di miliardi (compresi i CTz ma esclusi i BoT). Oggi sono in offerta i BoT a sei mesi per 7,5 miliardi contro gli 8,8 in scadenza: il rendimento lordo dovrebbe orbitare attorno al 2 per cento. Giovedì invece sarà il turno dei BTp e CcT indicizzati all'Euribor: il BTp a tre anni sarà offerto per 2,5 – 3,5 miliardi, leggermente sotto la media finora quest'anno dei triennali che è stata di 4,4 miliardi; il BTp decennale va in asta per 2- 3 miliardi, in linea con la forchetta per questo tipo di scadenza.
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