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Questo articolo è stato pubblicato il 26 luglio 2011 alle ore 06:39.

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Sono ormai lontani i tempi in cui era Rupert Murdoch a rappresentare l'Australia nella classifica delle persone più ricche del mondo. Complici i problemi del suo impero mediatico - ma anche il fatto che dagli anni Ottanta "lo squalo" è ormai cittadino americano - sulla ribalta delle ricchezze del Pacifico si sono affermati altri nomi. Uno su tutti quello di Gina Rinehart, la signora delle miniere che sulla corsa delle materie prime sta costruendo la propria scalata alle classifiche dei paperoni del pianeta. Arrivata in poco tempo a essere la donna più ricca d'Australia, adesso la Rinehart, a 57 anni, potrebbe puntare a diventare la persona più ricca del mondo.
La rincorsa parte da lontano: dopo aver ereditato dal padre la società Hancock Prospecting, Mrs Rinehart l'ha trasformata nella quinta impresa mineraria del mondo gareggiando con giganti come Vale o Rio Tinto. E l'ha fatto difendendola con i denti, non solo dai concorrenti, ma anche dagli attacchi del fisco locale: negli ultimi anni ha condotto un'accesa battaglia contro la tassa su ferro e carbone imposta dal Governo australiano e, per difendere la propria azienda, non ha esitato a salire su un camion gridando slogan anti-tasse. Le imposte comunque non sono riuscite a frenarla più di tanto: nel 2010 la regina delle miniere ha portato il proprio patrimonio da 2 a 9 miliardi di dollari, una crescita esponenziale che ora viene accentuata dalle ottime prospettive del settore estrattivo e che potrebbe portarla dal 100imo posto della classifica di Forbes fino alla vetta.
I calcoli sono stati fatti da media australiani su dati Citigroup: se si applica alla Hancock la stessa valutazione che la Borsa australiana dà alla concorrente Rio Tinto (pari a un rapporto prezzo/utili di 11 volte) si scopre che la fortuna su cui siede la Rinehart è ben più alta e vale circa 30 miliardi di dollari. Una cifra di per sé già considerevole che farebbe figurare la signora fra le 10 persone più ricche del mondo; ma non basta. Hancock, infatti, che è totalmente nelle mani della figlia del fondatore, sta facendo interessanti lavori di esplorazione in altre tre miniere. Se questi giacimenti si rivelassero interessanti come la miniera di Hope Dows, la più redditizia fra quelle del gruppo australiano, gli utili dell'azienda di casa Rinehart schizzerebbero facilmente a 10 miliardi di dollari. E così applicando al gruppo i multipli a cui è valutata Rio Tinto si arriva presto alla cifra record di 100 miliardi, una fortuna capace di far ombra ai 74 miliardi di Carlos Slim o ai 56 di Bill Gates.
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