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Questo articolo è stato pubblicato il 28 luglio 2011 alle ore 20:53.

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Il presidente della Repubblica, Demetris ChristofiasIl presidente della Repubblica, Demetris Christofias

Il portavoce del governo dimissinario di Cipro, Stefanos Stefanou, ha creato un piccolo caso quando ha affermato, in risposta a una domanda di un giornalista, che «al momento Cipro è in grado di finanziare il suo debito fino alla fine dell'anno. Questo non significa però che Cipro chiederà aiuto al nuovo fondo salva-stati». La rassicurazione, in realtà, ha gettato sconcerto ed è suonata più come un'ammissione di una possibile richiesta di aiuto in arrivo sulle orme di Grecia, Irlanda e Portogallo.

Intanto è crisi di governo a Cipro, dove una crescente spirale di tensioni a livello economico, energetico-industriale e politico ha subito ieri un ulteriore colpo con il declassamento a sorpresa del rating del debito sovrano assestato al paese da Moody's. Una bocciatura che ha evocato l'ipotesi di un quarto paese dell'area euro che potrebbe ritrovarsi nella necessità di chiedere aiuto ai suoi partner, come già accaduto a Grecia, Irlanda e Portogallo. A seguito di consultazioni notturne durante una riunione di emergenza, il presidente Demetris Christofias ha chiesto, ottenendole, le dimissioni a tutti i ministri, per poter procedere ad un rimpasto.

In realtà Cipro ha subito il primo colpo l'11 luglio scorso con l'explosione di un maxi deposito di munizioni in una base navale. A saltare per aria ben 98 container contenenti ordini bellici sequestrati nel 2009 da una nave iraniana diretta in Siria, e lasciati per anni in pieno sole e soprattuto incautamente accanto alla principale centrale elettrica del paese. Situata proprio in quella base, da sola assicurava il 53% dell'energia elettrica dell'isola: l'esplosione ha fatto 13 morti e staccato la corrente a Cipro.

Da allora i problemi hanno iniziato ad accavallarsi, e tra massicce proteste della popolazione contro l'incuria e incompetenza delle autorità ieri due ministri della coalizione di governo si erano già dimessi. Su una economia già fragile, in difficoltà nel pieno della cruciale stagione turistica, e le cui banche sono pesantemente esposte alla vicina 'madre' Grecia, il colpo di Moody's - un declassamento a livello 'Baa1', con cui Cipro è uscita dalla categoria A - è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Il sistema bancario cipriota vale il 600% (860% se contiamo anche le filiale estere) del pil dell'intero paese, pari a 17 miliardi di euro. Cipro è quindi una sorta di Islanda nel Mediterraneo con gravi conseguenze in vista per le finanze del paese se le banche dovessero come è ormai probabile chiedere aiuto al governo di Nicosia.

Parallelamente, per quanto minuscola sia l'economia di questo Stato, la vicenda ha però contribuito ad alimentare le preesistenti tensioni sulle crisi debitorie dei paesi della periferia di Euroladia. Questo quadro ha innescato nuovi indebolimenti del comparto obbligazionario di vari paesi secondo un effetto contagio ormai noto.

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