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Questo articolo è stato pubblicato il 28 luglio 2011 alle ore 13:22.

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È stata resa nota sul sito del Quirinale la lettera che il capo dello Stato, Giorgio Napolitano, ha scritto al premier, Silvio Berlusconi, due giorni fa, sul decentramento dei ministeri. L'offensiva della Lega sui ministeri ha spinto il Capo dello Stato a prendere una netta posizione sulla vicenda. Posizione nei giorni scorsi annunciata, oggi resa nota nei dettagli. L'apertura di sedi ministeriali fuori da Roma, sottolinea il Capo dello Stato, «confliggerebbe con l'articolo 114 della Costituzione che dichiara Roma Capitale della Repubblica». Secca la risposta del leader della Lega, Umberto Bossi, che ha ribadito rivolgendosi al capo dello Stato: «Non si preoccupi i ministeri li abbiamo fatti e li lasciamo là. Noi pensiamo che il decentramento non sia solo una possibilità ma una opportunità per il paese». E, non contento, più tardi ha dichiarato che «la Costituzione non parla di dove devono stare i ministeri».

Berlusconi: tenere in debito conto le osservazioni del Colle
Una nota di Palazzo Chigi riferisce che in apertura del Consiglio dei ministri, il premier Berlusconi «ha rivolto al consiglio e ai singoli ministri un pressante invito a tenere in debito conto le osservazioni formulate dal presidente della Repubblica sulle recenti istituzioni di sedi periferiche di strutture ministeriali e ha quindi chiesto a tutti i ministri di tenere comportamenti conseguenti». Il Senatur risponde poi anche alla sollecitazione di Berlusconi: «Noi ne teniamo conto - assicura - però vogliamo spostare i ministeri come fanno gli altri paesi europei».

No a ulteriori dispersioni degli assetti organizzativi dei ministeri
Napolitano scrive nella lettera che «a fronte della scelta, non avente connotati di particolare rilievo istituzionale, di aprire meri uffici di rappresentanza, non giova alla chiarezza una recente nota della Presidenza del Consiglio, che inquadra tale iniziativa nell'ambito di «intese già raggiunte sugli uffici decentrati e di rappresentanza di alcuni ministeri sia al Nord che al Sud, come già in essere per molti altri ministeri», così preludendo ad ulteriori dispersioni degli assetti organizzativi dei ministeri tanto da consentire la prefigurazione, da parte di esponenti dello stesso Governo, di casuali localizzazioni in vari siti regionali o municipali delle amministrazioni centrali».

Non ci si può spingere a immaginare una "capitale diffusa"
«La pur condivisibile intenzione di avvicinare l'amministrazione pubblica ai cittadini non può spingersi al punto di immaginare una "capitale diffusa" o "reticolare" disseminata sul territorio nazionale, in completa obliterazione della menzionata natura di capitale della città di Roma, sede del Governo della Repubblica». Il Capo dello Stato scrive che il ministro delle Riforme per il federalismo e il ministro per la Semplificazione normativa, «con decreti in data 7 giugno 2011 - peraltro non pubblicati sulla Gazzetta Ufficiale - hanno provveduto a istituire proprie» sedi distaccate di rappresentanza operativa. Il capo dello Stato sottolinea di aver anche appreso «che analoghe iniziative verrebbero assunte a breve anche dal Ministro del turismo e dal Ministro dell'economia e delle finanze (quest'ultimo titolare di un importante Dicastero, anzichè Ministro senza portafoglio come gli altri tre).

A Roma la sede del governo e dei ministeri
Per Napolitano la dislocazione di sedi ministeriali «in ambiti del territorio diversi dalla città di Roma deve tener conto delle disposizioni contenute nel regio decreto n. 33 del 1871, ancora pienamente vigente, che nell'istituire, all'articolo 1, Roma quale capitale d'Italia ha altresì previsto che in essa abbiano sede il Governo ed i Ministeri». Ha ricordato la riforma del titolo V della nostra Carta che, «con la nuova formulazione dell'articolo 114, terzo comma, ha da una parte introdotto un bilanciamento con le più ampie funzioni attribuite agli enti territoriali e dall'altra ha posto un vincolo che coinvolge tutti gli organi costituzionali, compresi ovviamente il Governo e la Presidenza del Consiglio: vincolo ribadito dalla legge n. 42 del 2009, che all'art. 24 prevede un primo ordinamento transitorio per Roma capitale diretto» a garantire il miglior assetto delle funzioni che Roma è chiamata a svolgere quale sede degli Organi Costituzionalì. Ha anche ricordato che «nel corso dell'esame parlamentare del d.l. n. 70 del 2011, sono stati discussi e votati diversi ordini del giorno finalizzati a escludere ipotesi di delocalizzazione dei Ministeri pur nell'accoglimento, senza voto, di un o.d.g. (Cicchitto ed altri) di contenuto autorizzatorio».

Alemanno: Bossi irresponsabile
«La risposta di Umberto Bossi al presidente Napolitano - secondo il sindaco di Roma, Gianni Alemanno - è un comportamento irresponsabile. È irresponsabile dal punto di vista istituzionale perchè non si può rispondere con questa arroganza al presidente della Repubblica che, in quanto garante della Costituzione, ricorda che l'articolo 114 attribuisce con chiarezza a Roma la funzione di Capitale e che sottolinea che la legge 42 del 2009, da noi fortemente voluta e peraltro promossa da un ministro leghista come Calderoli, ha dato attuazione concreta a questa norma».

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