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Questo articolo è stato pubblicato il 29 luglio 2011 alle ore 07:38.

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Napolitano: scelte condivise per i gravi problemi che ci incalzanoNapolitano: scelte condivise per i gravi problemi che ci incalzano

Lo spunto è offerto dal cronico sovraffollamento delle carceri, ma la riflessione è a tutto campo. Giorgio Napolitano prende la parola al convegno «Giustizia, in nome della legge e del popolo sovrano» organizzato a palazzo Giustiniani dal partito radicale, per lanciare un ulteriore, deciso monito alla classe politica e rispondere così indirettamente alla sfida lanciata due giorni fa da tutte le parti sociali, ben 17 associazioni, che hanno chiesto in primo luogo al governo un segnale di "discontinuità" in grado di realizzare un progetto di crescita del paese, assicurare la sostenibilità del debito e creare nuova occupazione. Nel documento si parla di una «grande assunzione di responsabilità da parte di tutti», e Napolitano raccoglie la sfida.

Sappiamo – osserva – che la politica, quale si esprime nel confronto pubblico e nella vita istituzionale, «appare debole e irrimediabilmente divisa, incapace di produrre scelte coraggiose, coerenti e condivise». E allora, proprio in un momento cruciale per il paese, con l'allarme sugli spread che ha ripreso vigore dopo il nuovo attacco della speculazione al settore creditizio e ai titoli di Stato italiani, Napolitano, con l'occhio rivolto alle tensioni che continuano ad agitare il proscenio politico nazionale, si chiede se non siano proprio «scelte di questa natura» ad imporsi ogni giorno di più «dinanzi alla gravità dei problemi e delle sfide che ci incalzano non solo nel campo cui si riferisce questo convegno ma in altri non meno fondamentali». Toni forti, preoccupati soprattutto nel passaggio del suo intervento in cui Napolitano invita tutti a «un simile scatto», a una «simile svolta, non foss'altro per istinto di sopravvivenza nazionale. Ci si rifletta seriamente, e presto, da ogni parte».

La situazione in cui versa l'intero sistema carcerario è emblematica. E tuttavia Napolitano sottolinea come lo scopo del convegno non sia «una ricognizione o ricapitolazione esaustiva di infiniti confronti e scontri su tutti gli aspetti della questione giustizia». L'obiettivo, se mai, è mettere a fuoco «il punto critico insostenibile cui è giunta la questione sotto il profilo della giustizia ritardata e negata, o deviata da conflitti fatali tra politica e magistratura, e sotto il profilo dei principi costituzionali e dei diritti umani negati per le persone ristrette in carcere, private della libertà per fini o precetti di sicurezza e di giustizia».

Non è certo la prima volta che Napolitano pone l'accento sulle gravi inadeguatezze e insufficienze del sistema giustizia nel suo complesso. È uno dei colli di bottiglia che imbrigliano la crescita e scoraggiano gli investimenti produttivi, come ha osservato lo scorso 21 luglio nel corso del suo incontro al Quirinale con i nuovi magistrati in tirocinio, quando si è soffermato sul peso «gravemente negativo di oscillanti e incerte scelte politiche e legislative». Definire sovraffollate le carceri è un eufemismo – osserva – per non parlare «dell'estremo orrore dei residui ospedali psichiatrici giudiziari» che solo «recenti coraggiose iniziative bipartisan di una commissione parlamentare stanno finalmente mettendo in mora».

Ora appare evidente la distanza abissale che separa la realtà carceraria dal dettato costituzionale sulla funzione rieducatrice della pena e sui diritti e la dignità della persona. È la fotografia di una paralisi contro la quale occorre reagire. Fa parte di quell'azione per la crescita che Napolitano ha rilanciato con decisione nella sua lettera dello scorso 17 luglio al «Sole 24 Ore», commentando con favore i «nove impegni per la crescita» lanciati dal quotidiano. Riflessioni che trovano ulteriore conferma nel suo intervento di ieri, alla vigilia della partenza per le ferie estive. Napolitano resta fermamente convinto della necessità che in un momento come l'attuale sia fondamentale che «ciascun soggetto politico o sociale» si esprima in termini puntuali, così da far emergere «ogni possibile condivisione». È la stessa ratio che ispira l'appello lanciato da tutte le parti sociali perché finalmente si abbia il coraggio di voltare pagina. Alla ripresa, si vedrà se questi semi avranno trovato un primo terreno fertile su cui attecchire.

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