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Questo articolo è stato pubblicato il 29 luglio 2011 alle ore 06:41.

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ROMA.
La giunta per le autorizzazioni della Camera ieri ha deciso a maggioranza - contro Pd e Idv - di discutere entro il 16 settembre sulla richiesta, da parte della procura di Napoli, di arresto per Marco Milanese (Pdl). Ok invece all'unanimità per l'autorizzazione ad aprire le cassette di sicurezza e acquisire i tabulati dei cellulari del deputato, come lo stesso Milanese ha chiesto: l'aula di Montecitorio si pronuncerà il 2 agosto. Ma secondo Mauro Paniz (Pdl) l'ex braccio destro del ministro Tremonti «dovrebbe dimettersi, sempre che non denunci per calunnia coloro che l'hanno accusato». I suoi legali, Franco Coppi e Bruno Larosa, hanno già annunciato querela: riguarda il memoriale dell'impreditore Tommaso Di Lernia, indagato dalla procura di Roma.
Nel testo si afferma che Milanese avrebbe spinto Finmeccanica ad acquistare una sua barca per garantire, in cambio, il rinnovo della nomina di ad di Pierfrancesco Guarguaglini. Controreplica dei legali di Di Lernia: l'assistito «non ha calunniato Milanese» e gli avvocati semmai si riservano un'azione civile per il recupero di eventuali somme indebite. Emergono altri dettagli degli interrogatori di Di Lernia. Ci sarebbero stati in ballo quattro milioni e mezzo di euro in dieci anni per finanziare la politica ma anche i manager di riferimento dei partiti nelle aziende pubbliche, in particolare Enav e Finmeccanica. Tra questi, circa 500mila euro pagati ad Aldo Brancher (Pdl) e a un politico dell'Udc. E tre milioni e mezzo veicolati attraverso il consulente di Finmeccanica Lorenzo Cola. «Le imprese che ottenevano appalti dovevano poi pagare il politico di riferimento in ogni regione. Ho avuto gli appalti per il sistema di rilevazione del vento all'aeroporto Falcone e Borsellino di Palermo e mi toccavano i politici siciliani. Ma so per certo - aggiunge - che quelli che hanno in gestione i cantieri di Venezia, Arctrade e Tecnosky, avevano come riferimento Altero Matteoli (ministro delle infrastrutture, n.d.r.)». Bufera, poi, sul caso di Giancarlo Capaldo, pm aggiunto di Roma presente in una cena con Tremonti, l'avvocato Fischetti e Marco Milanese, già indagato due giorni prima dell'incontro.
La prima commissione del Csm ha aperto un fascicolo e può valutare una questione di incompatibilità ambientale del pm romano. La procura generale di piazzale Clodio, inoltre, ha ricevuto gli atti dell'inchiesta di Napoli ed è probabile, di conseguenza, che sulla questione si esprima anche la procura generale della Cassazione per valutare eventuali profili disciplinari. In serata arriva la replica di Capaldo. «È da oltre un anno che resisto a tentativi diretti a delegittimarmi e a impedirmi di portare avanti insieme con altri colleghi inchieste molto scomode». Poi aggiunge di «non voler credere invece alle voci di corridoio le quali sostengono che quanto sta accadendo ruota intorno alla poltrona del futuro procuratore della Repubblica di Roma». E conclude: «Sono sereno. Mi fa piacere che il Csm si stia interessando a una vicenda emblematica di una clamorosa strumentalizzazione massmediatica. Mi auguro che sappia trovare la forza di individuare le gravi responsabilità di chi manipola la verità per conquistare illegittimamente fette di potere».
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