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Questo articolo è stato pubblicato il 30 luglio 2011 alle ore 08:14.

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ROMA
«Berlusconi non voleva la guerra. È il presidente della Repubblica che l'ha voluta». Così Umberto Bossi ieri sera, parlando a una festa della Lega Nord in Brianza. Il leader del Carroccio ha aggiunto che il conflitto cesserà a settembre. «Noi – ha spiegato – abbiamo chiesto di ridurre le tasse, bisogna trovare i soldi e abbiamo pensato di trovarli non partecipando a guerre; quella in Libia è costata un miliardo. Dello scontro con il Quirinale sui ministero al Nord, Umberto Bossi si è occupato ieri nel corso del consiglio federale della Lega: il leader del Carroccio ha mantenuto la posizione ma ammettendo che è necessario un chiarimento tecnico-legislativo attraverso una risposta scritta, come chiede il Colle. Formalmente sarà il premier a inviare la lettera per conto del Governo ma ieri nel summit padano si è discussa una bozza, per la regia tecnico/giuridica di Roberto Calderoli. Il ministro ha richiamato norme e decreti e ha concluso che quelle di Monza sono sedi distaccate, compatibili con la legislazione secondo il decreto ministeriale del 29 ottobre 2001 e il Regio Decreto numero 33 del 1871. In queste norme «si stabilirebbe che Roma è sede del governo ma non si parla dei ministeri». Questo lo scheletro della lettera, che poi dovrebbe passare al vaglio di Palazzo Chigi per essere recapitata al Colle. «Sedi periferiche di rappresentanza operativa» del Governo «ferma restando Roma Capitale», così Calderoli ha poi spiegato la scelta che secondo lui «avvicina i cittadini e le realtà produttive».
E questo è un capitolo – spinoso – che il Senatur ha chiesto di affrontare per primo in consiglio. Poi si è passati alla "politica" ma senza entrare nelle vicende governative, di Berlusconi o Tremonti, delle inchieste giudiziarie e delle continue scosse sulla finanza italiana. Bossi ha semplicemente ribadito che «Giulio è un amico» ha continuato a dire che ha fatto una stupidata ma niente di più. Nessuno quindi ha "scaricato" il ministro dell'Economia anche se il Senatur prepara un'offensiva che è diretta proprio a Tremonti e alla sua politica. Già perché nella riunione si è messa a punto la «campagna» estiva della Lega, quella che guarda da qui all'appuntamento di Venezia a settembre, e che non può vedere il partito muto e succube delle vicende esterne o interne di un Governo traballante. Ecco quindi la "mossa": lanciare un affondo contro i ticket che la Lega ha già digerito – nella manovra – molto molto male. Il Carroccio sa che la misura è stata tra le più impopolari della manovra e che quello è il tasto dolente per i Governatori padani che si stanno barcamenando per non applicarli. Dunque, Bossi si intesta una battaglia iper-popolare, come è nello stile e nel linguaggio leghista, con un accorgimento in più.
E, cioè, nella proposta verranno indicate anche le coperture visto che complessivamente i superticket (da 10 euro) sulla specialistica pesano per 381 milioni. Ci sono ancora un paio di ipotesi in campo ma la più gettonata è quella di coprire il mancato introito con un aumento delle accise sui tabacchi visto che il fumo, in Italia, è il meno tassato a livello europeo. Ma tra i punti all'ordine del giorno c'era anche il capitolo "provvedimenti disciplinari" che ha visto come bersaglio principale Mario Borghezio dopo le sue dichiarazioni sulla strage in Norvegia. La sentenza del Carroccio è stata di 3 mesi di sospensione in cui decade anche da presidente della Lega Piemonte. «Ingiusta e ingiustificata nelle sue dimensioni», così accoglie la decisione Borghezio che si sente un soldato e quindi esegue: «obbedisco».
E invece è stato espulso il senatore Alberto Filippi, imprenditore vicentino, che era stato toccato da un'inchiesta giudiziaria sulle sponsorizzazioni. Nel capitolo-magistratura si è parlato a lungo anche dell'assessore Monica Rizzi, coinvolta in un'inchiesta sul dossieraggio per favorire l'elezione di Renzo Bossi detto "il trota". Molto a lungo ha parlato un fedelissimo di Bossi, Bruno Caparini, bresciano, che non ha difeso l'assessore. Come non è stata difesa da nessuno, nemmeno dal Senatur.
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