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Questo articolo è stato pubblicato il 02 agosto 2011 alle ore 06:39.

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Nonostante il ritiro della portaerei Garibaldi, l'Italia continua a ricoprire un ruolo di rilievo nei raid aerei contro le forze libiche con circa 1.700 sortite, pari al 10 per cento delle 17.300 effettuate dalle forze aeree alleate (6.500 delle quali d'attacco), con uno sforzo secondo solo a francesi e britannici.
Il ministero della Difesa non ha mai fornito dettagli sui bombardamenti effettuati limitandosi a comunicare solo il numero delle sortite settimanali dei velivoli. Fonti ben informate hanno però rivelato al Sole 24 Ore che sono circa 450 le bombe e i missili lanciati dai jet italiani su obiettivi militari in Libia dalla fine di aprile.
Da due settimane le operazioni aeree ricadono interamente sull'Aeronautica che ha messo a disposizione degli alleati sette basi e assegna alla Nato 12 jet da combattimento e due tanker da rifornimento. Da alcuni giorni le missioni di attacco al suolo vengono effettuate anche da quattro cacciabombardieri Amx nella versione aggiornata "Acol" in forza al 32° Stormo di Amendola (Foggia), gli stessi jet schierati anche in Afghanistan dove operano però solo in missioni di ricognizione e privi di armamento.
Il 32° Stormo schiera anche i velivoli teleguidati Predator e i nuovissimi Reaper, due dei quali appena entrati in servizio. Mezzi che verranno presto armati con bombe e missili di precisione ma che sono pronti all'impiego in missioni di sorveglianza sulla Libia per il quale manca solo il via libera politico. Gli Amx si sono rivelati molto efficaci nell'attacco alle truppe libiche, affiancando i bombardieri Tornado che hanno sostenuto finora lo sforzo maggiore con circa 2mila ore di volo sulla Libia e i caccia Typhoon ed F-16 impiegati per imporre la no-fly-zone ai jet di Gheddafi.
Gli "Acol" hanno rimpiazzato nello schieramento italiano i quattro cacciabombardieri Harrier della portaerei Garibaldi, ritirata dalle operazioni a metà luglio. Un ritiro giustificato ufficialmente dalla necessità politica di ridurre i costi ma che pare invece determinato dall'esaurimento delle armi dei velivoli della Marina che già avevano ricevuto ordigni e componenti dagli statunitensi per far fronte alle esigenze belliche.
Contrariamente a quanto annunciato dalla Difesa i risparmi determinati dal ritiro della portaerei sembrano però limitati a pochi milioni di euro. La Garibaldi è stata rimpiazzata dalla San Giusto, impiegata come nave comando della flotta Nato e il cui ampio ponte è necessario per gli elicotteri incaricati di recuperare sul territorio libico eventuali piloti alleati abbattuti dalla contraerea libica.
La San Giusto ha un costo di gestione giornaliero di 45mila euro contro i 135mila della Garibaldi con un risparmio mensile medio di poco meno di 2,7 milioni di euro. Per quanto concerne il personale la San Giusto imbarca 350 marinai contro i 640 del Garibaldi. Agli equipaggi il ministero della Difesa ha rifiutato il pagamento dell'indennità di guerra corrispondendo solo quella d'imbarco pari a 30 euro al giorno. Con 290 marinai in meno si otterranno minori spese per 261 mila euro con un risparmio complessivo di poco più di 3 milioni al mese. Cifre che rendono poco credibili i tagli inseriti nel decreto che rinnova le missioni all'estero che prevede una riduzione di spesa per la guerra libica dai 142 milioni del periodo marzo-giugno ad appena 58 tra luglio e settembre.
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