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Questo articolo è stato pubblicato il 02 agosto 2011 alle ore 06:40.

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ROMA
L'appartamento di via di Campo Marzio aveva come destinatario, fin dall'inizio, il ministro dell'Economia, Giulio Tremonti. La circostanza emerge dai nuovi verbali depositati dal pm Vincenzo Piscitelli davanti alla Giunta per le autorizzazioni. A raccontare il retroscena è Alfredo Lorenzoni, segretario generale del Pio Sodalizio dei Piceni – la società affittuaria – nel corso della testimonianza del 7 luglio scorso. Lorenzoni dichiara che fu l'imprenditore Angelo Proietti, titolare dell'Edil Ars «a dirmi, per la prima volta, che l'appartamento (di via Campo Marzio, ndr) era destinato ad essere abitato dal ministro Tremonti». In quell'alloggio è stato accertato che sono stati effettuati, per opera della Edil Ars, lavori di ristrutturazione che Marco Milanese, nella sua memoria difensiva, calcola in 50mila euro, da scomputare successivamente dal canone di fitto di 8.500 euro al mese. Lorenzoni, al riguardo, ricorda: «La stima delle opere necessarie, da effettuare secondo il nostro prezzario, ammontava a circa 250-260mila euro. In precedenza, l'Edil Ars aveva presentato per quell'appartamento, su incarico del nuovo inquilino, un preventivo per circa 400mila euro che noi non prendemmo neanche in considerazione perché sproporzionato. Non erano previsti lavori di consolidamento statico, ma di manutenzione ordinaria. Questo preventivo rifiutato fu restituito all'Edil Ars». La ristrutturazione, comunque, viene completata. «Io ho verificato che i lavori – per quel che ricordo durati circa 4 mesi – sono stati effettivamente realizzati anche ad un livello medio-alto (di fattura e di materiali impegnati). In sostanza, la tipologia dei lavori per noi ritenuti necessari e conteggiati secondo quel computo prima descritto è stata integralmente realizzata senza trascurarne o differirne nessuno degli stessi. Io ci sono stato più volte (sei o sette volte) e comunque l'appartamento è venuto molto bene».
Ma emerge un'altra novità. Milanese, per tramite del costruttore Angelo Proietti, chiese al Pio Sodalizio dei Piceni due appartamenti in fitto per la Sogei e il suo ex presidente, Sandro Trevisanato. «Per quanto riguarda l'immobile di via di Parione locato alla Sogei più o meno nello stesso periodo dell'altro di via Campo Marzio (dove, fino a poche settimane fa, viveva il ministro Giulio Tremonti, ndr) ricordo che fu Angelo Proietti a chiedermi se avevamo un immobile in centro da poter destinare alla Sogei. Mi disse Proietti che questa esigenza della Sogei gli era stata rappresentata da Milanese. E di questa richiesta pervenuta da Milanese (sia pure per il tramite di Proietti) io ne feci menzione nel verbale del Cda del Sodalizio».
Spiega ancora Lorenzoni: «I locali fittati alla Sogei in via Parione 7 sono costituiti da un appartamento al III piano di mq 220 e un appartamento al piano terra di circa 130 mq. Quest'ultimo fu espressamente richiesto dall'ing. Aldo Ricci (il precedente ad) per le esigenze del presidente Trevisanato che, a dire del Ricci, riteneva disagevole salire per le scale. Inoltre, fu previsto l'utilizzo del complesso monumentale di San Salvatore in Lauro quando necessario e con preavviso. Venne perciò stabilito un canone complessivo di 8.500 euro». Anche in queste abitazioni vennero effettuati dei lavori di ristrutturazione, ma «a spese del conduttore, senza riconoscimento da parte nostra» in quanto «in precedenza erano stati eseguiti dai precedenti inquilini».
I rapporti tra Milanese, Proietti e Trevisanato sono al centro dell'inchiesta della Procura di Roma, subentrata a quella napoletana per competenza territoriale, che ha iscritto i tre nel registro degli indagati in relazione a un presunto giro d'appalti pilotati per un valore di 25 milioni di euro tra la Sogei (Società generale d'informatica, controllata dal Tesoro) e la ditta Edil Ars, di cui Proietti è appunto socio e amministratore.
Oggi è prevista la votazione a Montecitorio per l'acquisizione dei tabulati telefonici e l'apertura delle quattro cassette di sicurezza in uso al parlamentare del Pdl, sul quale pende una richiesta d'arresto per associazione per delinquere, corruzione e rivelazione di segreto.
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