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Questo articolo è stato pubblicato il 03 agosto 2011 alle ore 06:36.

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MILANO
Le istituzioni internazionali cercano di fare argine con dichiarazioni rassicuranti alle turbolenze di mercato che hanno investito Italia e Spagna, mentre a livello europeo s'intensificano le consultazioni su come affrontare la nuova fase della crisi del debito sovrano. La Commissione europea ha però smentito che siano in preparazione piani di salvataggio per Roma e Madrid e anche per Cipro, colpita nei giorni scorsi dal declassamento del rating da parte di Moody's. L'Ocse e la Commissione si sono schierate ieri a sostegno dei Paesi investiti in questi giorni dall'ondata di sfiducia dei mercati. «L'Italia - ha detto il segretario generale dell'Ocse, Angel Gurria, presentando ad Atene un rapporto sulla Grecia - ha le finanze pubbliche sotto controllo e sta prendendo le decisioni giuste per ridurre il deficit. Non ha bisogno di capitali stranieri per finanziare il proprio deficit e quindi è a posto». Gurria ha ricordato l'alto tasso di risparmio degli italiani.
Per la Commissione ha parlato da Bruxelles la portavoce del commissario Michel Barnier, Chantal Hughes. «Non c'è sul tavolo nessun piano di salvataggio per Italia, Spagna o Cipro - ha affermato la Hughes - dal nostro punto di vista la situazione di Italia e Spagna non è cambiata in modo drammatico nei giorni scorsi. Tuttavia, i mercati finanziari fanno le loro valutazioni. Ma sia l'Italia, sia la Spagna stanno adottando le misure necessarie per mantenere le proprie economie sul binario giusto e siamo fiduciosi che ne abbiano le capacità».
Le dichiarazioni della portavoce della Commissione, nella mattinata di ieri, hanno preceduto una serie di consultazioni telefoniche fra i ministri finanziari dei principali Paesi dell'area euro, confermate da fonte spagnola: il ministro Elena Salgado, è stato reso noto da Madrid, ha parlato della situazione sui mercati con i suoi colleghi di Italia, Francia e Germania. Più tardi, è avvenuto un colloquio fra il commissario agli affari economici, Olli Rehn, e il ministro dell'Economia italiano, Giulio Tremonti, il quale stamane incontrerà a Lussemburgo il presidente dell'Eurogruppo, cioè dei ministri finanziari dell'eurozona, Jean-Claude Juncker.
Da Bruxelles è stato smentita anche la voce circolata la settimana scorsa, secondo cui l'Italia e la Spagna potrebbero esser esentate dal contributo alla prossima tranche di aiuti alla Grecia, in quanto il loro costo di finanziamento del debito è ormai nettamente superiore al tasso d'interesse del 3,5% che Atene corrisponderà, dopo la decisione europea del mese scorso di abbassare i tassi sia per i fondi alla Grecia, sia per quelli a Irlanda e Portogallo. «Tutti i Paesi della zona dell'euro - ha detto la portavoce dell'esecutivo di Bruxelles - si sono impegnati a pagare la propria quota della prossima tranche di aiuti alla Grecia. Tuttavia, se un Paese si troverà ad affrontare alti costi di finanziamento al momento della concessione della prossima tranche, c'è un meccanismo, già previsto, perché ricevano una compensazione». In altre parole, Italia e Spagna non dovrebbero accusare una perdita sugli aiuti alla Grecia a causa del differenziale fra i tassi a cui raccolgono sui mercati e quelli fissati per Atene.
Intanto, ci si interroga a Bruxelles su come riformare, in prospettiva, la governance dell'area euro. Le discordanti dichiarazioni dei diversi protagonisti durante la crisi sono state, a detta di molti, un fattore che ha contribuito a destabilizzare i mercati. Per assicurare una maggiore uniformità di comunicazione, si è pensato tra l'altro, secondo indiscrezioni riportate dal quotidiano francese "Le Monde" di attribuire un ruolo maggiore sull'area euro al presidente del Consiglio europeo, Herman van Rompuy.
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