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Questo articolo è stato pubblicato il 03 agosto 2011 alle ore 17:56.

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Sergio Marchionne, amministratore delegato di Fiat e Chrysler, potrebbe lasciare la carica nella casa automobilistica americana dopo il 2015, o forse nel 2016. Lo ha detto lo stesso Marchionne in una conferenza stampa a Traverse City, nel Michigan (Stati Uniti), spiegando che la gestione di Detroit «andrà alla persona che mi succederà, dopo il 2015 spero, forse un anno più tardi. Ho 59 anni - ha sottolineato con una battuta - e ci sarà qualcuno dopo di me, e ci sarà Chrysler dopo di me».

«Non mi focalizzerei su una data - ha aggiunto il top manager - ma piuttosto su un processo. Ho sempre pensato che il mio successore dovrebbe venire dall'interno», riferendosi alla nuova squadra di manager. L'annuncio ha contribuito ad affossare il titolo Fiat in Borsa. Tanto che il portavoce di Chrysler si è affrettato a dichiarare: «Voleva essere solo una battuta. Il messaggio (di Marchionne) era che avrà un successore».

L'integrazione con Chrysler
L'alleanza globale tra Fiat e Chrysler «è l'esempio di una risposta positiva, internazionale e creativa alle nuove realtà. Per Chrysler la grande sfida è accelerare l'integrazione industriale con Fiat. Insieme, i nostri due gruppi - ha ricordato Marchionne - saranno in grado di raggiungere la massa critica necessaria per competere su scala globale, con sei milioni di veicoli venduti entro il 2014. Il raggiungimento di questi obiettivi rappresenta una sfida enorme a tutti i livelli, compreso quello culturale». Alla domanda se ci si possa aspettare l'approdo in Borsa di Chrysler nel 2012, Marchionne ha risposto: «Non penso, è improbabile».

Il cda di Chrysler cambierà entro fine mese
«Sono previsti colloqui con il board nei prossimi giorni e spero che entro fine mese risolveremo il problema e avremo una configurazione finale»aha poi annunciato Marchionne. «Penso che possiamo ragionevolmente prevedere che questo cambiamento non sarà traumatico», ha proseguito, che quanto al quartier generale del nuovo Group Executive Council (Gec) annunciato la scorsa settimana per Fiat non ha voluto sbilanciarsi. «Ci sarà un gruppo di nomadi che viaggerà da una regione all'altra», ha risposto alle domande dei giornalisti. La modifica del board di Chrysler è legata alla formalizzazione dell'acquisizione del 53,5% di Chrysler da parte di Fiat, che il mese scorso ha rilevato le quote del governo canadese ed americano, entrambi rappresentati finora nel cda della casa di Detroit.

Il rischio dell'export cinese
La possibilità che i costruttori cinesi di auto esportino in futuro fuori dal mercato domestico è un «rischio enorme» per i costruttori europei e americani, ha sottolineato Marchionne. I costruttori cinesi oggi «producono quasi solo per il loro enorme mercato interno ma hanno piani significativi per le esportazioni. E anche assumendo che la Cina esporti solo il 10% di quello che produce, il rischio che abbiamo di fronte nei nostri mercati interni è enorme». Quindi «non possiamo permetterci di essere impreparati all'ascesa della Cina» e «dobbiamo continuare a lavorare per rendere la nostra base industriale più competitiva, perché il giorno della resa dei conti sta inevitabilmente arrivando». La chance per aziende e sindacati è secondo Marchionne quella di «mettere le fondamenta per una rinascita duratura del settore auto in America».

«In Italia necessaria leadership più forte»
«Sto con Giorgio Napolitano: è arrivato il momento della coesione. Non ci possiamo più permettere questa confusione. È necessario avere una leadership più forte che ridia credibilità al Paese». È quanto ha dichiarato Sergio Marchionne a margine del convegno annuale del Center for Automotive Research. «Il mondo non capisce la nostra confusione, non capisce cosa accade in Italia e tutto ciò ci danneggia moltissimo. C'è chi ha compiuto anche scorrettezze nella sua vita quotidiana. In altri paesi - ha concluso - sarebbe stato costretto a dimettersi immediatamente. Invece da noi non succede nulla».

Dopo queste parole si sono diffuse interpretazioni tese collegare le dichiarazioni di Marchionne al governo e al presidente del Consiglio. «L'amministratore delegato di Fiat-Chrysler Sergio Marchionne, nella sua intervista all'ANSA, non ha fatto alcun riferimento a Berlusconi o ad altri rappresentanti del governo italiano, come si legge correttamente nel testo dell'intervista stessa». È quanto ha poi precisato il portavoce di Marchionne, Gualberto Ranieri secondo cui, pertanto, «tutte le interpretazioni in tal senso sono destituite di ogni fondamento».

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