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Questo articolo è stato pubblicato il 03 agosto 2011 alle ore 20:09.

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Palazzo Marino smentisce le notizie apparse sulla stampa relative alle nomine che saranno efftuate dall'amministrazione comunale in autunno, in particolare l'attenzione si concentra su Atm. Il cui bando deve ancora essere aperto per chiudersi il 15 settembre. ll Cda dell'azienda di Foro Bonaparte è stato revocato dal sindaco e l'incontro a Palazzo Marino tra il dg di Atm e Davide Corritore, dg del Comune di Milano, e Maurizio Baruffi, capo di Gabinetto del sindaco Giuliano Pisapia ha dato il via al toto-nomine.

Il comune di Milano esclude categoricamente l'ipotesi di nomine già decise e spiega come la Commissione dei Saggi non si riunirà prima del 1 settembre per esaminare l'idoneità dei curriculum arrivati a Palazzo Marino. Il primo bando che verrà esaminato è quello scaduto il 15 luglio scorso per individuare i rappresentanti in cda di vari enti, tra cui il Pio Albergo Trivulzio e Ato. Poi, sarà la volta di quello relativo a Milano Ristorazione, Amat e Aler (che ha come data ultima per la presentazione delle candidature il 2 settembre) e infine toccherà a quello per Atm.

I nomi però dei possibili successori di Catania continuano a circolare. Per la presidenza in corsa ci sarebbe Fabio Terragni, già amministratore delegato di Bic la Fucina ai tempi di Penati presidente della Provincia, ora alla guida della Tem (Tangenziale Est Esterna), tecnico di indiscusso valore. Avrebbe buone possibilità anche Anna Puccio, particolarmente attiva nel comitato elettorale di Giuliano Pisapia, con un curriculum professionale di valore internazionale. Anche nel mondo ambientalista, si fanno ipotesi diverse per individuare personalità con una forte esperienza nel settore dei trasporti. E dagli ambienti del Politecnico c'è chi vorrebbe candidare Gianpaolo Corda, architetto, esperto di mobilità, già nel pool di consulenti voluti dalla Moratti.

Intanto A2A, l'azienda di servizi di pubblica utilità, che ha come maggiori azionisti il Comune di Milano e di Brescia, chiude la semestrale con l'utile che tiene e il debito in calo. I ricavi nel semestre hanno superato i 3 miliardi di euro (+6,7%), mentre il margine operativo lordo è risultato pari a 477 milioni di euro (+1,5%). L'utile del periodo, pari a 120 milioni di euro, è in contrazione di 251 milioni di euro, per effetto delle differenti plusvalenze generatesi nei primi semestri del 2010 e del 2011 a seguito della cessione di partecipazioni azionarie (Alpiq e Metroweb, rispettivamente). Si è ulteriormente ridotto il livello dell'indebitamento finanziario netto, in calo nel semestre di 135 milioni di euro. La partecipazione azionaria indirettamente detenuta in Edison ha inciso negativamente per 30 milioni di euro nel confronto con il primo semestre del 2010.

Su Edison A2A chiede che Tremonti sblocchi il riassetto
A proposito di Edison Giuliano Zuccoli, presidente del consiglio di gestione di A2A, il più importante tra i soci italiani del gruppo transalpino, che da mesi negozia con Edf per trovare un accordo che metta fine alla infelice coabitazione con in Foro Buonaparte, ha chiesto una parola chiara al Tesoro. Edf, ha spiegato Zuccoli, vuole «la benedizione» del governo italiano prima di chiudere il riassetto e dunque l'esecutivo «non può chiamarsi fuori da questa partita». «Abbiamo preso atto della posizione ferma di Edf, che - ha affermato Zuccoli - vuole un accordo con il governo italiano prima di andare in avanti nelle trattative».

Edf non intende infatti rivivere le scene dello scorso marzo quando, raggiunto un accordo di massima con A2A, si è vista bocciare l'intesa da Tremonti «in un incontro di mezz'ora» da cui il ceo di Edf, Henri Proglio, si disse allora, uscì molto contrariato. Il termine per un accordo, dopo che a marzo i patti sono stati prorogati di sei mesi, è slittato al 15 settembre. Se non verrà raggiunto i patti di sindacato prevedono un'asta su Foro Buonaparte che vedono il colosso transalpino favorito in forza della sua maggiore forza finanziaria.

L'intesa su cui italiani e francesi sono al lavoro prevede che Edf prenda il controllo di Edison, attraverso lo scioglimento Transalpina di Energia, il veicolo italo-francese da cui Foro Buonaparte è governata, e in cambio ceda asset nella produzione di energia ad A2A e agli altri soci di Delmi, la holding in cui sono riuniti i soci italiani. «Vogliamo un accordo con contenuto industriale e che protegga l'investimento in Edison», ha detto il direttore generale di A2A, Renato Ravanelli. «Penso - ha aggiunto - che sia anche nell'interesse del Paese e penso che chi abbia delle responsabilità abbia interesse che ciò avvenga nel modo migliore possibile».

Tra i punti da definire c'è il valore dell'opzione di vendita che Delmi, in futuro titolare di una quota di minoranza del 30% in Edison, vuole ritagliarsi. Gli italiani vogliono difendere il valore di carico (1,5 euro ad azione) della loro quota per evitare una svalutazione che, ai prezzi di borsa di Edison (0,85 euro), potrebbe arrivare al miliardo mentre Edf ha tutto l'interesse ad ancorare la put alle quotazioni depresse di Piazza Affari.

Ma il valore dell'opzione potrebbe condizionare il prezzo dell'opa che, all'esito del riassetto, i francesi, dovranno lanciare sull'intero capitale di Edison. Un'influenza sul prezzo dell'opa «è un'ipotesi non peregrina» e per questo il negoziato «è molto complicato», ha ammesso Zuccoli. Se infatti l'opzione entrasse nel calcolo del prezzo dell'opa il costo dell'operazione per i francesi lieviterebbe di parecchie centinaia di milioni.

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