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Questo articolo è stato pubblicato il 05 agosto 2011 alle ore 08:07.
Sceglie ancora il messaggio rassicurante sullo stato di salute del Paese, i toni ottimistici sullo spread con i Bund, minimizza il ruolo dei mercati e della Borsa, e in questa cornice - poco aderente con quello che accadrà dopo qualche ora - Silvio Berlusconi racconta gli otto punti su cui Governo e parti sociali costruiranno «un patto complessivo» per la crescita a settembre. Dopo la performance alle Camere nessuno si aspettava un premier diverso e infatti lui, al termine del primo round con sindacati e imprese, smentisce ipotesi di accelerazioni sulla manovra come pure era circolato negli ambienti stessi della maggioranza. «Non credo che la crisi si aggraverà né dobbiamo essere spaventati dai livelli attuali dello spread con i Bund». Lui esclude possibili misure di emergenza ma non sa che dopo qualche ora arriveranno le sollecitazioni - ben più pregnanti - del Governatore della Bce che invita l'Italia ad anticipare i tempi del pareggio di bilancio. E soprattutto arriva il tonfo di Piazza Affari. Francoforte e Milano guastano il clima sereno dipinto in conferenza stampa dal Cavaliere che anche sul debito pubblico aveva smussato le preoccupazioni: «L'aumento dei tassi è riferito solo a particelle di debito che nel suo complesso resta agli interessi per cui è stato piazzato negli anni passati». Niente paura insomma.
E sullo stesso spartito soft rimane pure parlando dell'andamento negativo delle Borse che ieri - ma lui non lo sapeva ancora - hanno chiuso con un nuovo record negativo. Qui fa uso di una teoria decisamente fuori dal coro pescando dai suoi ricordi familiari: «Sono figlio di un padre che aveva esperienza di Borsa e mi spiegava che i mercati reagiscono per ragioni proprie, distanti e in contrasto sia dalla politica che dall'economia. Lui mi diceva che le Borse sono come un orologio rotto, segnano l'ora giusta solo due volte al giorno. E poi sono i giornali, hanno messo in relazione l'indice di Piazza Affari con il mio intervento ma non c'è nesso».
Un nesso però il premier lo trova con le sue aziende perché nel suo «messaggio rassicurante ai cittadini e non ai mercati» trova il modo per consigliare agli italiani di comprare le azioni delle sue aziende. E così dalla raccomandazione generale di «non spaventarsi, di tenere i titoli azionari» arriva a suggerire addirittura di investire «nelle mie società che non risentono affatto della crisi globale e sono sottovalutate: se avessi i soldi lo farei io». La pubblicità è l'anima del commercio e questa regola nessuno la può insegnare al Cavaliere anche se il momento non meritava l'auto-spot. Il senso della conferenza stampa, interrotta da nervosi - e divertenti per chi osservava - siparietti con Giulio Tremonti è quindi che le banche sono solide, lo sono le imprese, lo è il risparmio dei cittadini e tutti questi fattori insieme descrivono un Paese che «nella realtà sta meglio di quanto non scrivano i giornali». L'ottimismo è anche sull'Europa perché dall'ultimo Consiglio europeo il premier ha tratto l'idea di un'Ue che «ora ha gli strumenti per difendere con maggiore vigore la costruzione comune».
Ma se pure nel Pdl molti condividono quei toni fiduciosi, la preoccupazione che la crisi possa precipitare aumenta. Tutti i principali esponenti del partito del premier, a cominciare da Angelino Alfano, così come i ministri leghisti sono allertati anche per la prossima settimana nel caso si debba intervenire a spegnere l'incendio di ulteriori scossoni sui listini e sui titoli di Stato. Intanto trapela che al tavolo delle parti sociali il premier si sia lasciato andare a uno sfogo sullo stato della giustizia, contro la Consulta e magistratura democratica, annunciando un provvedimento sulle intercettazioni. Ma questo è un film già visto.
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