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Questo articolo è stato pubblicato il 05 agosto 2011 alle ore 06:37.

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FRANCOFORTE. Dal nostro inviato
Ora tocca ai Governi: la Banca centrale europea, affrontando qualche mugugno interno, è intervenuta ieri sui mercati acquistando titoli di Stato e insieme ha varato nuove iniezioni di liquidità per riportare la calma sul mercato monetario, ma ora chiede che la politica faccia la sua parte.
Il consiglio direttivo è stato piuttosto intenso, a quanto sembra. Ha confermato i tassi, come era ampiamente atteso, all'1,5 per cento. Ha deciso «a grandissima maggioranza» - con l'opposizione della Bundesbank - di acquistare titoli di Stato sul mercato secondario, un'attività annuciata, per la prima volta in tempo reale e in anticipo sui comunicati ufficiali, dal presidente Jean Claude Trichet già in conferenza stampa. Non è chiaro l'ammontare delle operazioni («lo vedrete lunedì», ha detto), e non sono stati rivelati quali bond siano stati l'obiettivo delle operazioni; anche se gli operatori hanno visto "le mani" della Bce solo sui titoli portoghesi o irlandesi. Di fatto, è la riapertura degli interventi sul mercato, che erano stati sospesi per qualche mese; anche se, ha precisato Trichet, «non è stato mai detto che erano interrotte».
La mossa non è stata isolata. All'unanimità, questa volta, la Banca centrale europea ha anche deciso di varare una nuova, immediata, iniezione di liquidità straordinaria a sei mesi (in realtà 11 agosto-1° marzo) e di conservare, per le periodiche operazioni di rifinanziamento, il full allotment, il totale soddisfacimento della domanda. È la prima volta dal 2009.
L'obiettivo di queste misure sulla liquidità non cambia. Nell'ottica della Bce non riguardano la politica monetaria (e quindi gli obiettivi di stabilità dei prezzi e, in subordine, di crescita), ma la manutenzione del meccanismo di trasmissione della politica monetaria: si interviene, ha ricordato Trichet, quando i tassi di mercato tendono a "distaccarsi", a non essere più coerenti con le scelte della Bce. In ogni caso, ha aggiunto, «dreniamo sempre la liquidità che iniettiamo». Questo significa che non c'è in Eurolandia alcun quantitative easing, ha sottolineato il presidente; anche se è evidente che queste operazioni possono aumentare, proprio come nel QE della Fed o della Bank of England, le dimensioni del bilancio della banca centrale.
Con queste precisazioni, l'istituto di Francoforte vuole in realtà evitare che si creino, dopo questi interventi, aspettative sui tassi. Il costo del credito di politica monetaria è rimasto stabile ed è ancora «espansivo», ha detto Trichet, mentre le tensioni sui prezzi restano orientate al rialzo e saranno controllate «molto da vicino»: una frase in codice ancora compatibile con un rialzo dei tassi in ottobre o forse in dicembre. Trichet ha però anche detto e ripetuto, persino con un'enfasi per lui inconsueta - rallentando il ritmo del discorso - che «l'incertezza è particolarmente alta» sul fronte della crescita.
La Bce, in ogni caso, non può fare tutto da sola, e chiede ai Governi di rispettare tutti gli impegni «in modo pieno, efficiente, e rapido». Trichet parla della politica fiscale e delle riforme strutturali di ciascun Paese, ma anche delle decisioni prese dalla Ue a fine luglio. In particolare ha spinto perché l'Esfs, il fondo europeo che in futuro dovrà effettuare gli acquisti di bond oggi realizzati dalla Banca centrale, sia messo al più presto in condizioni di agire. Alla Bce, confondere la politica monetaria con la stabilità dei mercati, non piace.
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