Il "vlora" e l'invasione degli albanesi

Il "vlora" e l'invasione degli albanesi. Nella foto un'imbarcazione carica di profughi provenienti dall'Albania (Ansa)

Arrivarono in ventimila in pochissimi giorni, e in forze. Prima in 500 il 7 agosto di 20 anni fa, sbarcati a San Foca e Otranto, nel Salento, dopo aver lasciato il Paese delle Aquile a bordo di due grossi pescherecci. Poi, stipati sino all'inverosimile, sul "Vlora" (immortalata in mille foto) una vecchia nave in riparazione assalita e partita da Durazzo alla volta di Brindisi, poi dirottata su Bari.

Dopo l'attracco l'ordine fu di trattenerli sulla banchina invasa da migliaia di disperati tutti sotto un sole ferocissimo tra svenimenti, fughe improvvise, albanesi che si gettavano in acqua, donne che stavano per partorire (nacquero due bambini). Poi l'idea di trasferirli, con gli autobus dell'Amtab, nello stadio della Vittoria, per tenerli lì fino al rimpatrio. Poi gli albanesi cominciano a sospettare qualcosa:scatta allora la rivolta. A gruppi di 30-40 persone premono sulle transenne e sui cordoni dei poliziotti posti all'ingresso dello stadio. Scattano le prime fughe in massa, le autorità italiane decidono di chiudere i cancelli di ferro e di sospendere i trasferimenti dal porto.

Gli albanesi passano alle maniere forti: vogliono il controllo dello stadio. I gruppi più violenti allontanano tutti gli italiani presenti sul campo e decidono di tenere in ostaggio 5-6.000 connazionali per otto giorni. Poi il 9 agosto arriva il traghetto Tiziano che comincia ad imbarcare i profughi verso l'Albania,mentre per altri si utilizzano i C130 dell'Areonautica. Gli ultimi 3.000 irriducibili rientrano con l'inganno e cioè con la promessa di rimanere in Italia e di avere 50.000 lire a testa, una fortuna per loro. Poi anche loro ritornano in Albania e lo stadio si svuota e così anche quei giorni terribili passano.

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