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Questo articolo è stato pubblicato il 06 agosto 2011 alle ore 14:12.

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MOSCA - Il partito Batkovshina (Patria) dell'ex premier ucraino Julija Tymoshenko, arrestata venerdì 5 agosto con l'accusa di abuso d'ufficio, ha proclamato la mobilitazione dei propri sostenitori che si stanno radunando nel centro di Kiev e cercano di costruire una tendopoli di fronte alla sede del Parlamento. Per non permettere alla polizia di demolire le tende i deputati vicini alla Tymoshenko hanno annunciato che nelle tende si trovano i loro "uffici provvisori" che godono dell'immunità parlamentare.

Il braccio destro della Tymoshenko, Aleksandr Turchinov, ha detto però che i "simpatizzanti sono tanti, mentre le persone pronte a una lotta dura e lunga sono purtroppo poche".

Mentre le forze dell'ordine stanno isolando la tendopoli con pannelli di ferro, centinaia di persone si sono radunate sulla centralissima via Kreshatik, dove gli attivisti del partito della Tymoshenko, nota come "pasionaria della rivoluzione arancione filo-occidentale del 2004 in Ucraina" distribuiscono i testi dei suoi recenti appelli al popolo ucraino, in cui l'ex premier si proclama innocente e sottolinea, che non avrebbe alcuna intenzione di tentare il suicidio.

Quest'ultima nota si riferisce alle morti, avvenute in circostanze assai misteriose nel 2004 e nel 2005, del ministro dei Trasporti, Gheorghij Kirpa, e di quello degli Interni dell'Ucraina, Jurij Kravchenko. Entrambi gli uomini, secondo le autorità ucraine, si sarebbero suicidati, mentre l'opposizione continua a sostenere che questi due stretti collaboratori della Tymoshenko sarebbero stati uccisi.

La Russia, che si è trovata coinvolta nel conflitto finanziario-politico in Ucraina, ha sottolineato che i contratti di fornitura del gas siglati nel 2009, attualmente alla base del processo contro l'ex premier, erano "strettamente conformi alle legislazioni nazionali dei due Stati e anche al diritto internazionale". In una nota il ministero degli Esteri di Mosca ha sottolineato che tutti i contratti per il gas del 2009 si conformano strettamente alle leggi nazionali dei due Paesi e al diritto internazionale e i presidenti di Russia e Ucraina hanno impartito le necessarie direttive per la loro firma. "Seguiamo il principio che il processo contro la Tymoshenko debba essere equo e imparziale e soddisfare tutti i requisiti della legislazione ucraina, con la possibilità di difesa e l'osservanza delle norme umanitarie", ha sottolineato la nota, emessa subito dopo l'arresto della Tymoshenko.

Tymoshenko rischia sino a 10 anni di prigione. L'accusa - abuso d'ufficio - riguarda l'accordo di fornitura del gas raggiunto e firmato dalla Tymoshenko direttamente con il premier russo, Vladimir Putin, nel 2009. Secondo la Procura ucraina, la Tymoshenko avrebbe imposto alla società statale energetica ucraina Naftogaz un accordo con il monopolio russo Gazprom per le importazioni di gas, senza prendere in considerazione il parere degli esperti del proprio Governo. Il prezzo concordato - pari a 450 dollari per ogni mille metri cubi di gas fornito da Gazprom all'Ucraina - sarebbe stato svantaggioso per l'Ucraina, che avrebbe subito di conseguenza perdite finanziarie per l'equivalente di 130 milioni di euro.

Vista l'agitazione del popolo ucraino, la giustizia di Kiev ha messo le mani avanti, sottolineando, che si è trattato di un arresto provvisorio, motivato con le numerose violazioni da parte dell'ex premier del regolamento processuale, che "ostacolano il processo di ricerca della verità". Il processo riprenderà lunedì alle ore 10 (le 9 in Italia).

La preoccupazione per l'arresto della Tymoshenko si diffonde anche in Europa: il Presidente del Parlamento europeo, il polacco Jerzy Buzek, ha bollato il verdetto del tribunale di Kiev come "politicamente motivato". Buzek, ex primo ministro polacco e attivista del movimento anticomunista "Solidarnosc", ha sollevato dei forti dubbi sulle modalità di "applicazione della legge in Ucraina", sollecitando il Governo di Kiev a "mantenere i principi e i valori comuni che definiscono le nostre relazioni", facendo riferimento all'accordo di partenariato commerciale e culturale fra l'Unione Europea e i Paesi vicini dell'Est ex sovietico.

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