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Questo articolo è stato pubblicato il 08 agosto 2011 alle ore 06:38.

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Paolo Migliavacca
Da tempo molti analisti indicano l'attuale come il “secolo asiatico”, dopo l'800 “secolo europeo” e il 900 “secolo americano”. Ma è sempre più evidente che, in realtà, si debba parlare di "secolo cinese": il progressivo spostamento degli equilibri geo-economici globali sta infatti producendo risultati spettacolari e la Cina acquisisce la supremazia in molti settori strategici.
Pechino sta infatti realizzando una leadership sempre più evidente nei principali comparti produttivi, tutti legati tra loro da un rapporto operativo coerente e lucido. Si è creata una sorta di "catena virtuosa" che, partendo dalla ricerca scientifica (la Cina spende ormai in R&S il 12,9% del totale mondiale ed è anche titolare del 12% dei brevetti rilasciati annualmente), prosegue con la produzione di beni e manufatti (lo scorso anno la quota di Pechino è salita al 21,7% del valore della produzione mondiale), si estende al commercio internazionale (il valore dell'interscambio cinese nel 2010 è salito al 9% del totale mondiale, con la Germania scavalcata come primo esportatore), per giungere al controllo dei mezzi con cui si effettuano gli scambi, cioè i porti e le flotte mercantili.
Qui è racchiuso il vero "segreto" degli spettacolari successi cinesi. Perchè i contenuti marittimi dei progressi economici cinesi nascono da un disegno assai lucido: assumere il controllo della catena logistica, dall'imbarco del prodotto alla sua consegna nel porto di arrivo, consente di limitare al massimo i costi dei beni scambiati riducendo nel contempo i rischi insiti nel trasporto stesso, dalla pirateria al terrorismo passando per i noli e le flotte in mano a Paesi e aziende potenzialmente ostili.
L'intera regione estremo-orientale negli ultimi anni ha adeguato continuamente i propri sistemi di trasporto per tenere il passo con l'aumento vertiginoso degli scambi commerciali. Il loro valore nel 2009 era salito al 29,3% del totale mondiale, ma il tonnellaggio della flotta che li ha trasportati raggiungeva il 39%, cioè 3.061,7 milioni di tonnellate su 7.842,8 milioni. Qui la Cina risulta ancora relativamente debole, con il 9% del totale mondiale (compresa Hong-Kong), ma occorre tener conto del l'effetto distorsivo prodotto dalle bandiere-ombra: al confronto, la flotta mercantile Usa è poco più di un settimo di quella di Pechino, quelle di Italia, Germania o Giappone circa un quinto ciascuna. Un ulteriore aiuto a distanziare i Paesi occidentali nasce dal fatto che la Cina realizza ormai circa il 40% del tonnellaggio totale annuo costruito a livello mondiale e che anche il suo libro ordini viaggia su quelle quote.

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