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Questo articolo è stato pubblicato il 08 agosto 2011 alle ore 13:03.

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Centinaia di persone sono state arrestate in Siria dopo che l'esercito ha intensificato le proprie operazioni nella cittàdi Deir al-Zour, nell'est del Paese. Lo denuncia l'Osservatorio siriano per i diritti umani, secondo cui all'alba di oggi si sono uditi pesanti scontri a fuoco nella cittá, dove ieri un raid militare aveva causato la morte di 50 persone.

Nella cittá di Hama, nel centro del Paese, 1.500 sono invece state arrestate dopo un'operazione condotta nel quartiere di al-Garagma. Citato dall'agenzia di stampa Dpa, un attivista ha spiegato che le forze di sicurezza hanno annunciato i nomi di alcune persone tramite altoparlanti e, nel caso queste non si arrendevano, entravano nelle case e arrestavano tutte le persone che vi si trovavano.

A decine sono state poi arrestate nella provincia settentrionale di Idlib, dove carri armati e veicoli corrazzati hanno accerchiato la cittá di Maaret al-Naaman.

Intanto segretario generale dell'Onu, Ban Ki-moon, ha rinnovato l'appello al presidente siriano Bashar al Assad perché fermi la violenza sui civili, all'indomani delle nuove notizie sulla dura repressione militare. Anche la Lega araba ha chiesto ad Assad di porre fine alle violenze, mentre gli Usa chiedono alla Turchia di fare pressioni su Damasco.

Il monarca saudita re Abdullah ha dichiarato che le violenze in corso in Siria sono inaccettabili, chiede riforme e come misura concreta per manifestare il suo disappunto ha richiamato il suo ambasciatore a Damasco. La Giordania ha invece definito oggi «preoccupante» la repressione sanguinaria in Siria e ha chiesto «dialogo e riforme» per mettere la parola fine alla crisi che sta vivendo da diversi mesi il Paese confinante. «Quello che sta accadendo adesso in Siria è preoccupante, spiacevole e triste - ha affermato il ministro degli Esteri giordano Nasser Jawdeh, citato dall'agenzia ufficiale Petra -. Speriamo che si riprenda il dialogo e che vengano annunciate delle riforme per permettere alla Siria di uscire da questo impasse».

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