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Questo articolo è stato pubblicato il 09 agosto 2011 alle ore 06:39.
MILANO
Consulenze, vecchi contratti, assunzioni e documenti per il passaggio di proprietà di aree edificabili. E poi pagamenti effettuati nel tempo attraverso versamenti di piccolo taglio, al di sotto dei 5mila euro, probabilmente per non destare sospetti ed evitare controlli della Guardia di finanza.
Al vaglio della procura di Monza, relativamente alla vicenda delle presunte tangenti a Sesto San Giovanni (a nord di Milano), ci sarebbero ora tutti i rapporti "professionali" che la giunta comunale sestese prima, e la provincia di Milano poi, avrebbero sottoscritto tra il 2000 e il 2008. Ovvero: tutte le relazioni che Filippo Penati, ex sindaco di Sesto fino al 2003 e ex presidente della provincia milanese dal 2004 al 2009 (nonché ex segretario dei Ds di Milano ed ex capo della segreteria del Pd nazionale), avrebbe avuto in quegli anni. Per capire se nella ipotizzata rete di mazzette siano finiti anche altri nomi, e non solo quelli dei due grandi accusatori del politico sestese, gli imprenditori Giuseppe Pasini e Piero Di Caterina, entrambi indagati per corruzione ma che si dichiarano vittime di concussione.
Anche Penati, intanto, a cui pochi giorni fa sono stati trovati 11mila euro in casa, dice di essere estraneo alla vicenda, e che i soldi recuperati dalla Gdf in camera da letto «provengono dal proprio conto corrente, e nulla hanno a che vedere con fatti vecchi di oltre 10 anni». Tutte ipotesi che saranno oggetto di analisi da parte dei Pm di Monza Walter Mapelli e Franca Macchia.
Ieri anche l'attuale sindaco democratico di Sesto, Giorgio Oldrini, ha voluto dire la propria opinione, dichiarandosi rammaricato per quanto accaduto, ma sottolineando che «le responsabilità devono emergere in modo trasparente».
La vicenda, dunque, sembra che sia sul punto di allargarsi. Non solo, dunque, un "Sistema Sesto", come ribattezzato negli ambienti vicini alla magistratura monzese. Ma una questione forse più ampia, sia sotto il profilo dei presunti "affaristi" che sotto il profilo politico. La ricerca della Procura sta ora andando indietro nel tempo, per riallacciare i nodi di una storia che potrebbe essere ben più complessa e lunga. Si riparte quindi dalle condanne della Corte dei conti del 2009, che vedono come protagonista Penati nel suo ruolo di presidente della provincia. La prima, quella più nota, riguarda l'acquisto da parte della provincia di Milano del 15% della holding stradale Serravalle dal gruppo Gavio, per una cifra pari a 250 milioni, con cui Marcellino Gavio riuscì a realizzare 179 milioni di plusvalenze - peraltro nello stesso anno in cui si schierò a fianco di Unipol nella scalata (fallita) verso Bnl. Allora i magistrati contabili ritennero l'operazione poco vantaggiosa per la provincia. La seconda condanna arrivò a causa dell'assunzione di Franco Maggi come portavoce e direttore della comunicazione dello stesso presidente Penati. Maggi venne messo sotto accusa della Corte per aver svolto un ruolo senza averne i requisiti tecnici (iscrizione all'ordine dei giornalisti e laurea).
Le condanne dei giudici contabili sono, ormai, storia. Ma per la procura di Monza potrebbero essere già sintomo di una rete più ampia di favori e scambi, stabilitasi tra il 2000 e 2006, che coinvolgerebbe non soltanto Pasini e Di Caterina.
Sotto il faro dei Pm sono finiti intanto anche altri nomi, a dimostrazione del fatto che la vicenda potrebbe avere esiti più complessi. Prima di tutto l'architetto Renato Sarno, accusato di essere un intermediario e di effettuare triangolazioni su conti esteri, uomo di fiducia di Penati, divenuto nel 2005 manager nella Serravalle su indicazione dello stesso politico quando era presidente della provincia. E poi Marco Magni, altro architetto che potrebbe aver gestito versamenti (e che avrebbe avuto rapporti stretti anche con l'assessore al Bilancio di Sesto, Pasqualino Di Leva). Entrambi gli architetti si ritrovano anche tra i consulenti del gruppo Grossi e Risanamento di Zunino per le mancate bonifiche nel quartiere Santa Giulia, già oggetto di indagine da parte della procura di Milano. Un gruppo di lavoro, questo, a cui si sono aggiunti a più riprese anche il Consorzio cooperativo di costruzioni di Bologna e lo stesso gruppo Gavio. E che guardava con interesse, come gli imprenditori Pasini e Di Caterina, agli appalti dell'ex area Falck di Sesto San Giovanni, da cui l'inchiesta della procura di Monza è partita.
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