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Questo articolo è stato pubblicato il 10 agosto 2011 alle ore 06:40.

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MILANO
Esisteva una rete di affaristi, imprenditori, professionisti e politici che dopo aver collaudato il cosiddetto "Sistema Sesto" puntava ad appalti ben più sostanziosi, come quelli per l'Expo 2015? È l'interrogativo che si pongono gli investigatori che indagano sul presunto giro di tangenti versate a Filippo Penati, esponente di punta in Lombardia dei Democratici di sinistra e del Partito democratico poi, negli anni in cui compiva la sua ascesa politica prima come sindaco di Sesto San Giovanni, poi come presidente della provincia di Milano. E in seguito come vicepresidente del Consiglio regionale lombardo e capo della segreteria politica del leader del Pd, Pierluigi Bersani.
Il sospetto è che lo scenario dell'inchiesta possa essere più ampio rispetto a quello delimitato dai confini della ex Stalingrado d'Italia, e che da Sesto San Giovanni la rete di affaristi stesse guardando anche verso l'area di Rho-Pero, dove sono in ballo appalti milionari per la realizzazione dell'Expo del 2015. Solo ipotesi, per ora. Ma il "peso" di alcuni dei venti indagati nell'inchiesta dei sostituti procuratori di Monza, Walter Mapelli e Franca Macchia, potrebbe avvalorare il sospetto.
Alcuni dei nomi che compaiono nell'inchiesta sembrano muoversi, negli anni, quasi all'unisono. Il re degli inceneritori Giuseppe Grossi, l'immobiliarista (oggi ridimensionato dopo la crisi di Risanamento) Luigi Zunino, il manager del gruppo Gavio Bruno Binasco, gli architetti Renato Sarno e Marco Magni, tutti indagati dai magistrati di Monza, intrecciano le loro strade in diverse vicende degli ultimi anni.
Santa Giulia, innanzitutto. Giuseppe Grossi, l'imprenditore milanese che doveva bonificare l'ex area Redaelli dove Zunino aveva iniziato a costruire un nuovo quartiere alla periferia di Milano, è coinvolto nell'inchiesta di Monza per aver attuato uno schema poi replicato alcuni anni dopo per l'area di Santa Giulia, dove attraverso operazioni bancarie all'estero «retrocedeva» provviste di denaro a favore di Zunino, gonfiando le fatture. Nell'ex area Falck di Sesto San Giovanni, Grossi avrebbe prestato a Zunino alcune società a lui riconducibili. E proprio attingendo ai fondi delle società di Grossi, Zunino avrebbe versato tangenti ai politici di Sesto per ottenere modifiche al piano regolatore.
E poi ci sono gli architetti. Sarno e Magni sono tra i professionisti che hanno lavorato con Grossi e Zunino per la riqualificazione dell'area di Santa Giulia. Sarno è stato anche dirigente al Comune di Sesto San Giovanni e nel 2005 Penati (allora presidente della provincia di Milano) gli trovò un posto nella Milano-Serravalle.
Al gruppo si aggiunge il manager del gruppo Gavio, Bruno Binasco, storico braccio destro di Marcellinio Gavio, scomparso nel 2009. Binasco è indagato dai pm di Monza per aver versato una finta caparra all'imprenditore Piero Di Caterina per l'acquisto in un immobile che non ha mai rilevato. Il sospetto dei magistrati è che dietro l'operazione si nasconda una tangente ai politici Ds di Sesto San Giovanni. Binasco non è nuovo a operazioni del genere. Nel 1993 fu arrestato nell'inchiesta Mani pulite e confessò all'allora sostituto procuratore Antonio Di Pietro un finanziamento di 400 milioni di lire al Pci-Pds attraverso Primo Greganti, il compagno G. Per questo fu condannato a un anno e due mesi di reclusione.
Attorno a questi protagonisti ruota infine il Consorzio cooperative costruttori di Bologna, uno dei più potenti tra le Coop rosse, il cui vicepresidente Omer Degli Esposti è indagato a Monza per la vicenda dell'ex area Falck. Ma la sigla del Ccc si ritrova anche negli appalti di Santa Giulia. Solo coincidenze? Lo diranno i magistrati.
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L'INCHIESTA

Il «sistema Sesto»
La Procura di Monza indaga sul presunto giro di tangenti versate a Filippo Penati, esponente in Lombardia dei Ds prima e del Pd poi, già sindaco di Sesto San Giovanni, poi presidente della provincia di Milano e in seguito vicepresidente del Consiglio regionale lombardo e capo della segreteria politica del leader del Pd, Pierluigi Bersani

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