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Questo articolo è stato pubblicato il 11 agosto 2011 alle ore 06:41.
CALTANISSETTA
«L a mafia si sta sempre più affinando e tenta inutilmente di delegittimare l'operato della magistratura e di imprenditori impegnati nella lotta al malaffare». È quanto emerso dall'incontro avvenuto ieri a Caltanissetta tra il direttore della Dia, Alfonso D'Alfonso con il procuratore capo Sergio Lari e il presidente della Camera di Commercio nissena nonché vicepresidente e delegato nazionale di Confindustria per la legalità, Antonello Montante. Il colloquio – che si è svolto presso la Camera di Commercio nissena cui hanno preso parte anche il direttore della Dia di Caltanissetta Gaetano Scillia, il vicepresidente regionale di Confindustria Giuseppe Catanzaro, il vicepresidente della Camera di Commercio, Calogero Giuseppe Valenza e il presidente del Tavolo unico di regìa per lo sviluppo e la legalità Salvatore Pasqualetto – è avvenuto il giorno dopo la scoperta di un "pizzino" trovato in possesso del costruttore nisseno Pietro Di Vincenzo, ex presidente regionale dell'Ance (arrestato lo scorso anno per riciclaggio, intestazione fittizia di beni ed estorsione) in cui era annotato che Lari e Montante si incontravano per un caffè e vi sarebbe stato segnato anche il luogo preciso dell'incontro. Uno "spionaggio" tanto più inquietante se si considera che, oltre a guidare l'associazione dei costruttori siciliani, Di Vincenzo è stato anche presidente di Confindustria a Caltanissetta, la federazione da dove è partita qualche anno dopo la rivolta degli industriali, capeggiata da Ivan Lo Bello e portato avanti con determinazione da Montante, contro il racket delle estorsioni con la modifica del codice etico dell'associazione e l'espulsione degli imprenditori che non denunciano il pizzo. Una «tenace lotta condotta costantemente sul fronte della legalità, a livello provinciale, regionale e nazionale» per la quale il direttore della Direzione investigativa antimafia D'Alfonso ha espresso ieri apprezzamento.
«Sapere che Di Vincenzo conosceva gli spostamenti e gli incontri del procuratore della Repubblica che indagava proprio su di lui inquieta non poco – ha detto Catanzaro, vicepresidente di Confindustria Sicilia – e rende chiara in generale la strategia mafiosa: il controllo del territorio e la nuova e ormai nota campagna di delegittimazione nei confronti di magistrati, forze dell'ordine e di pezzi della società civile che con lo Stato e i suoi uomini intende concorrere a debellare e lottare la mafia». Poi Catanzaro aggiunge: «Come spesso diciamo con Montante e Lo Bello è decisamente più pericoloso un imprenditore mafioso rispetto ad un mafioso con la pistola».
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