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Questo articolo è stato pubblicato il 12 agosto 2011 alle ore 08:29.

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ROMA - Fino a tarda notte, a Palazzo Grazioli Silvio Berlusconi e Umberto Bossi, accompagnato da Roberto Calderoli e Rosi Mauro, hanno tentato di raggiungere quella "sintesi politica" sulle misure anti-crisi che, come ha avvertito il capogruppo della Lega alla Camera Marco Reguzzoni senza nascondere tutta la sua irritazione nei confronti di Giulio Tremonti, «solo loro due possono trovare».

Nella residenza romana del premier sono arrivati poco più tardi i capigruppo del Pdl di Camera e Senato Fabrizio Cicchitto e Maurizio Gasparri, raggiunti anche dal ministro dell'Economia, nei confronti del quale l'insofferenza nel Pdl sta salendo a livelli di guardia. Tre deputati e un senatore, Crosetto, Bertolini, Stracquadanio e Malan hanno avvertito che se Tremonti insisterà con il vecchio metodo di finanziare il deficit con entrate straordinarie, invece di ridurre la spesa pubblica, il loro voto «potrebbe non essere scontato». Anche Gianfranco Fini si è detto «sconcertato» dalle parole del ministro. E lo stesso Bossi, che pure ieri mattina si era avviato ad ascoltare Tremonti nell'audizione davanti alle commissioni Affari costituzionali e Bilancio di Camera e Senato con spirito positivo («ieri – nel vertice notturno ndr – abbiamo parlato di rotture di c..., ma oggi sarà una bella giornata»), ha attaccato il ministro ad audizione in corso (e mercati aperti) definendo «troppo fumoso» il suo intervento. Il Senatur se l'è presa anche con Mario Draghi, considerato l'autore materiale della lettera della Bce, fino a ipotizzare un disegno per «fare saltare il Governo».

Il successivo chiarimento ricercato da Tremonti nella sede del gruppo della Lega non ha avuto miglior esito. «Tremonti non mi ha convinto», ha detto il leader del Carroccio, aggiungendo che «ci sono momenti in cui bisogna sapere dire dei no, altrimenti si rischia la crisi». Non solo sulle pensioni, in particolare quelle di anzianità, su cui Bossi ha fatto le barricate anche ieri notte, ma anche su eventuali patrimoniali. Ma sono anche i contenuti (o la loro assenza) con cui riempire il decreto che il governo dovrebbe varare al più presto per anticipare il pareggio di bilancio al 2013 a preoccupare la Lega. La "fumosità" di Tremonti potrebbe infatti nascondere misure sugli Enti locali, le Province in particolare, che il Carroccio non intende accettare in alcun modo. Sulle pensioni il Governo avrebbe comunque già fatto un deciso passo indietro e la patrimoniale dovrebbe limitarsi a un contributo di solidarietà per patrimoni al di sopra di una certa cifra.

Da qualche parte, però, i venti miliardi necessari per anticipare il pareggio di bilancio vanno trovati. Reguzzoni critica non solo le ancora incerte misure anti-crisi, ma anche la gestione "ferragostana" della situazione e la mancanza di «nervi saldi», che hanno portato ad annunciare il varo del decreto in tempi brevissimi, «alimentando le aspettative dei mercati, che a questo punto non possono essere deluse». Riscrivere una manovra «in pochi giorni e in condizioni di lavoro non facili anche dal punto di vista logistico – avverte – non è certo cosa da poco...».

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