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Questo articolo è stato pubblicato il 13 agosto 2011 alle ore 21:02.
Da quattro salgono a nove i parlamentari del Pdl che si dicono contrari alla manovra varata dal consiglio dei ministri di venerdì. Si tratta di Antonio Martino, Giuseppe Moles, Giancarlo Mazzuca, Santo Versace, Alessio Bonciani e Deborah Bergamini, nomi che si aggiungono a Guido Crosetto, Isabella Bertolini e Giorgio Stracquadanio nel dire che «non abbiamo sbagliato nel giudicare deludente l'intervento del ministro dell'Economia. Il decreto legge presentato dal governo è poco convincente per due ragioni fondamentali: non affronta seriamente i problemi strutturali che hanno portato la spesa pubblica al 52% del Pil e il debito pubblico a dimensioni insostenibili; e aumenta le tasse sul reddito già troppo elevate».
«Il presidente del Consiglio - scrivono in una nota - il leader politico che per primo ha proposto un coerente programma liberale, sostiene, a ragione, di avere il cuore che gronda di sangue. Eppure - proseguono i 9 parlamentari Pdl - non è affatto impossibile almeno emendare il decreto per rafforzare e rendere più certe le misure riformatrici, come ad esempio quelle relative alla privatizzazione dei servizi locali, ed evitare un per niente inevitabile aumento delle tasse».
«Per rispetto della parola data agli elettori, per rispetto delle nostre convinzioni, per la certezza data dall'esperienza che più tasse vogliono dire meno lavoro e meno sviluppo, abbiamo deciso - annunciano - di presentare una serie di emendamenti che sostituiscano le maggiori tasse con migliori riforme, che riducano l'impatto depressivo sull'economia, che riducano la spesa pubblica in rapporto al Pil. Le nostre saranno proposte concrete, misurabili e diverse tra loro, di modo che il Parlamento possa discutere e scegliere quelle che riterrà migliori».
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