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Questo articolo è stato pubblicato il 16 agosto 2011 alle ore 08:27.

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A Obama piacciono i droni: sul Pakistan un raid ogni quattro giorniA Obama piacciono i droni: sul Pakistan un raid ogni quattro giorni

Gli aerei teleguidati, i cosiddetti "droni", sono senza dubbio l'arma preferita dall'attuale Amministrazione statunitense a giudicare dalla progressiva intensificazione delle missioni condotte dai velivoli Predator e Reaper contro i covi talebani e di al-Qaeda nei territori tribali pakistani.

Dall'inizio della presidenza di Barack Obama, nel gennaio 2009, si è registrato un raid ogni quattro giorni secondo i dati emersi da uno studio del Bureau of Investigative Journalism di Londra in collaborazione con il quotidiano pakistano The Express Tribune.

Dal loro avvio, nel 2004, le incursioni dei silenziosi ma letali velivoli teleguidati (Unmanned Aerial System) sono state almeno 291 e hanno provocato un numero di morti stimato tra 2.292 e i 2.863, per lo più insorti (anche se solo 126 sono stati identificati) ma tra essi vi sarebbero tra 385 e 775 civili. Danni collaterali che includono 164 bambini. Almeno 1.114 i feriti. Un bilancio diverso viene fornito da fonti ufficiali statunitensi che riferiscono di 2.050 vittime nelle operazioni militari e della Cia, che dispone di una flotta di velivoli senza pilota indipendente da quella dell'Air Force.

Raids sempre più perfezionati secondo un funzionario dell'antiterrorismo americano citato dall'Express Tribune , che rivela come non siano stati uccisi civili nelle operazioni in Pakistan degli ultimi otto mesi. Un bilancio anche in questo contestato dai dati pakistani che parlano di 45 civili uccisi da gennaio. Il Bureau of Investigative Journalism ha esaminato oltre duemila documenti, tra notizie dei media pakistani e di quelli internazionali, unendo la cronaca a rapporti di ricercatori e organizzazioni non governative, cause legali avviate da civili e documenti d'intelligence. Già alla fine del 2009 la stampa americana sottolineava come la strategia di Obama per l'Afghanistan prevedesse implicitamente un'espansione delle operazioni militari contro al-Qaeda e i leader talebani nascosti in Pakistan. Nel dicembre 2009, dopo un anno di presidenza Obama, il numero di raid dei droni aveva già superato quello dell'intero periodo dell'Amministrazione di George W. Bush. Il 30 giugno scorso le indicazioni-della nuova strategia antiterrorismo americana annunciata dal consigliere della Casa Bianca per l'antiterrorismo, John Brennan, sottolineavano un'ulteriore intensificazione degli attacchi puntando su bersagli mirati, facendo ricorso in misura più frequente a droni e a operazioni speciali e meno a operazioni costose in termini di uomini e risorse come quelle in Iraq e Afghanistan. Una strategia confermata dal ritmo assunto recentemente dalle incursioni, una cinquantina in giugno e luglio.

Vittime eccellenti
Anche se la gran parte dei miliziani uccisi dalle bombe e dai missili Hellfire lanciati dai droni erano di basso livello la lista dei targets di valore eliminati con questi velivoli in territorio pakistano è significativa. La prima vittima eccellente fu, nel 2004, il comandante talebano Naik Muhammad ma i risultati più importanti sono stati raggiunti negli ultimi anni. Nell'agosto 2009 i droni uccisero Baitullah Mehsud, leader e fondatore del Tehrik-i-Taliban Pakistan (TTP) anche se l'anno più intenso di questi raids è stato il 2010, con 118 obiettivi colpiti. Nel Waziristan meridionale venne ucciso il comandante Haji Omer, seguito pochi giorni dopo da tre esponenti di al-Qaeda (Mansur Al-Shami, Abdul Basit Usman e Jamal Saeed Abdul Rahim). Il mese successivo un drone uccise in un blitz due collaboratori di bin Laden: Abdul Haq al Turkistani (membro della shura di al-Qaeda) e Sheikh Mansur. Poi fu la volta di Mohammed Haqqani, figlio di Jalaluddin Haqqani, fondatore del network Haqqani (che guida i talebani attivi nell'est Afghano e nell'area di Kabul) e di Mohammad Zafar, capo del movimento jihadista Lashkar-i-Jhangvi. Quest'anno tra le vittime eccellenti di Predator e Reaper vi sono Saddam Husein al Hussami (ucciso in marzo), e il capo di al-Qaeda in Afghanistan, Sheikh Saeed al Masri (in maggio) e, il 3 giugno, di Ilyas Kashmiri, capo operativo di al-Qaeda in Afghanistan ucciso insieme ad altri otto fondamentalisti islamici nel villaggio di Laman in Waziristan.

Molti dei terroristi colpito erano ufficialmente nel mirino anche delle autorità pakistane anche se proprio l'intensificazione dei raids dei droni voluta da Obama ha contribuito a rendere critici i rapporti tra Washington e Islamabad che nei mesi scorsi ha espulso buona parte del personale della Cia dal Paese imponendo la chiusura della base aerea segreta di Shamshi, in Balucistan (300 chilometri a sud ovest di Quetta) utilizzata dai droni e da personale statunitense e britannico. L'esistenza della base non era di fatto più un segreto dal 2009 quando i media anglosassoni mostrarono le immagini di Geogle Earth, che ritraevano alcuni droni Predator sulla pista.

Reaper italiani sulla Libia
Il valore indiscutibile dei Predator e dei più capaci Reaper, dotati di maggiore autonomia, velocità e capacità di carico, nelle incursioni di precisione viene confermato in questi giorni dal primo impiego dei velivoli italiani sulla Libia. Un Reaper (noto anche come Predator B) è decollato il 10 agosto dalla base di Amendola (Foggia), sede del 32° Stormo dell'Aeronautica militare , con compiti di ricognizione aerea su un'area non meglio precisata della Libia, rientrando alla base dopo 12 ore. Finora gli unici droni di grandi dimensioni impiegati in Libia erano due Predator statunitensi e l'intervento dei velivoli italiani contribuirà a incrementare le missioni Isr (Intelligence surveillance recognition). Il 32° Stormo dispone di 6 Predator A Plus (aggiornati) e 2 Reaper (più altri 4 in consegna nel 2012) che dall'anno prossimo imbarcheranno gli armamenti. Al momento i Predatoir schierati in Afghanistan e i Reaper impiegati sulla Libia vengono utilizzati esclusivamente per compiti di ricognizione

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