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Questo articolo è stato pubblicato il 18 agosto 2011 alle ore 11:01.
Una spinta immediata alla capacità di spesa dei lavoratori dipendenti, che però rischia di essere pagata cara in prospettiva. Potrebbe essere questo l'effetto dell'ipotetico inserimento del trattamento di fine rapporto nella busta paga, rilanciato nei giorni scorsi dal leader della Lega Umberto Bossi.
Il punto da valutare, prima di rallegrarsi dell'effetto "aumento" offerto dall'ingresso del Tfr nello stipendio mensile, è il peso del Fisco, che oggi tratta l'assegno finale dell'attività lavorativa con un occhio di favore particolare. Il trattamento di fine rapporto, infatti, oggi non entra nell'imponibile Irpef ma viene sottoposto a un tassazione separata, che si comporta in modo diverso a seconda della quota di Tfr su cui si applica: sulla rivalutazione (pari al 75% dell'inflazione programmata + l'1,5%) ogni anno viene applicato l'11%, mentre il capitale si tassa alla fine, in pratica trattando come reddito Irpef il 30% della somma accantonata negli anni.
GRAFICO / Quanto pesa il fisco con il tfr in busta paga
Risultato: in tutti i casi il rapporto fra entrate lorde per il lavoratore e le tasse pagate nel tempo (sintetizzato nell'ultima colonna a destra della tabella pubblicata qui sopra) è drasticamente più basso rispetto a quello che si avrebbe portando ogni mese (oppure ogni anno) il Tfr in busta paga. Per quantificare il rincaro, i calcoli nella tabella sopra mostrano la quota di Tfr che finisce all'Erario in caso di diversi redditi, ipotizzando una vita lavorativa di 40 anni.
La forbice fra l'attuale tassazione separata e l'aliquota che si applicherebbe al Tfr trasformato in stipendio, naturalmente, cresce insieme ai redditi, perché alla quota aggiuntiva di reddito che irrobustirebbe la busta paga in caso di addio al Tfr va applicata l'aliquota marginale. La distanza è forte anche se non si considera la parte legata alla rivalutazione, che nel caso di una trasformazione del Tfr in stipendio dovrebbe essere abbandonata: nel caso di un reddito da 100mila euro, per esempio, l'aliquota finale sull'accantonamento viaggia pochi decimali sopra il 35%, contro il 43% dell'Irpef marginale. Difficile poi, in particolare dopo l'intervento sulle rendite finanziarie, ipotizzare con il Tfr "liberato" forme di investimento che offrano lo stesso trattamento, in termini fiscali e di rendimento, a cui sono sottoposte le quote accantonate oggi.
gianni.trovati@ilsole24ore.com
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