Max in edizione russa chiude dopo soltanto quattro mesi di vita

La copertina dell'ultimo numero dell'edizione russa di Max

MOSCA - L'edizione russa del mensile Max ha chiuso i battenti dopo soli quattro mesi di vita e dopo aver pubblicato soli quattro numeri. L'ultimo – di giugno-luglio - è uscito sdoppiato.

Secondo gli analisti del mercato mediatico russo, il crack della celebre rivista italiana in Russia sarebbe stato provocato da seri problemi finanziari di cui soffre l'editore russo, Global Media Group, dall'incapacità della squadra russa di posizionare la rivista tra i lettori né di garantirne un adeguato afflusso della pubblicità.

L'edizione russa di uno dei più famosi mensili italiani per gli uomini è stata lanciata lo scorso marzo. Come direttore è stata nominata Xenia Sobchak, figlia di Anatolij Sobchak, ex sindaco di San Pietroburgo e braccio destro del primo presidente russo, Boris Eltsin. Il mensile, stampato in 10mila copie, era distribuito negli alberghi e nei ristoranti di lusso, mentre una piccola parte era stata venduta tramite le reti di edicole e nei supermercati.

«Poche persone sapevano dell'esistenza di Max, la rivista aveva poca pubblicità e sin dall'inizio era condannata al fallimento», ha dichiarato un esperto del mondo russo di editoria al quotidiano economico Rbc Daily. Malgrado le promesse dell'editore russo di posizionare Max tra GQ e Maxim la breve vita della rivista italiana è passata quasi inosservata per il pubblico russo.

«Max è un mensile molto famoso in Italia e in Europa, le testate celebri come Max sono davvero poche – ha sottolineato la stessa fonte al Rbc Daily -. Dubito che gli italiani della Rcs Media Group pensassero di pubblicare soltanto quattro numeri; gli accordi con l'editore russo prevedevano per il mensile patinato una vita lunga e di successo». Insomma un malinconico finale di quello che doveva diventare una grande avventura editoriale italiana in Russia.

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