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Questo articolo è stato pubblicato il 19 agosto 2011 alle ore 06:38.

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ROMA
A tre mesi esatti dal suo arresto, torna libero l'imprenditore Tommaso Di Lernia, uno degli uomini chiave dell'inchiesta della Procura di Roma sugli appalti dell'Enav affidati a Selex Sistemi Integrati (gruppo Finmeccanica). Il gip Anna Maria Fattori, accogliendo un'istanza presentata dai difensori dell'imprenditore, Mario Murano e Natale Perri, ha dichiarato inefficace, per scadenza dei termini, la misura cautelare in carcere eseguita lo scorso 18 maggio in relazione all'indagine sugli appalti Enav e ha disposto la revoca degli arresti domiciliari legati al filone di inchiesta sull'acquisto dello yacht del deputato del Pdl ed ex consigliere del ministro Tremonti, Marco Milanese. Sul destino giudiziario di Di Lernia ha pesato senza dubbio il parere favorevole del Pm Paolo Ielo, legato al fatto che da qualche settimana l'imprenditore ha deciso di collaborare con la Procura.
Proprio le dichiarazioni di Di Lernia, insieme a quelle di un altro indagato eccellente, l'ex consulente esterno di Finmeccanica, Lorenzo Cola, promettono di imprimere presto all'inchiesta una ulteriore accelerazione. In tre diversi interrogatori sostenuti davanti al Pm Ielo, il mese scorso l'imprenditore, che è accusato di corruzione, reati fiscali e concorso in finanziamento illecito ai partiti, ha parlato di almeno 3,5 milioni di euro di tangenti destinate alla politica e ad alcuni manager di Enav per pilotare il sistema degli appalti. Un milione circa, attraverso triangolazioni tra due sue società cipriote e San Marino, lo avrebbe pagato in contanti lui stesso ad almeno due uomini politici. Di uno di loro si sa, al momento, solo che appartiene all'Udc. Dell'altro, Di Lernia ha fatto nome e cognome: si tratta del parlamentare del Pdl, nonché ex ministro, Aldo Brancher. L'imprenditore ha raccontato di avere effettuato, su indicazione di Cola, «erogazioni di denaro all'Officina delle Libertà, articolazione politica del partito in cui era inserito l'onorevole Brancher».
Non è tutto. Di Lernia ha riferito anche di 3 orologi Rolex da 20mila euro l'uno regalati a Guido Pugliesi, l'ad di Enav, anche lui indagato per corruzione. E ha svelato agli investigatori che a pagare gli 8.500 euro mensili per l'affitto della casa di via Campo Marzio, a Roma, presa in locazione da Milanese e abitata fino a poco tempo fa da Giulio Tremonti, non erano né il deputato del Pdl, né il ministro, ma l'imprenditore edile Angelo Proietti, titolare della Edil Ars, società che si è aggiudicata numerosi appalti della Sogei, controllata del Tesoro. Dichiarazioni che già dal prossimo mese potrebbero coinvolgere nell'indagine altri nomi eccellenti, anche della politica. Che andrebbero ad aggiungersi a quelli del presidente di Finmeccaica, Pierfrancesco Guarguaglini, indagato per dichiarazione fraudolenta mediante l'uso di fatture per operazioni inesistenti, e della moglie Marina Grossi, ad di Selex SI, indagata per corruzione e illeciti fiscali.
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