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Questo articolo è stato pubblicato il 20 agosto 2011 alle ore 15:55.

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Abdel Salam Jalloud (Reuters)Abdel Salam Jalloud (Reuters)

Il maggiore Abdessalem Jalloud, amico d'infanzia e per anni stretto collaboratore di Muammar Gheddafi poi emarginato dal rais, sta per arrivare in Italia. Secondo la tv satellitare araba Al Jazira, l'uomo sarebbe fuggito da Tripoli per passare dalla parte degli insorti. Lo ha riferito Mahmoud Shammam, esponente con Consiglio nazionale di transizione che nel pomeriggio gli ha personalmente parlato per telefono. «Mi ha detto che vuole lasciare il paese e che intende unirsi a noi, vuole che questo terribile spargimento di sangue abbia termine» ha affermato. La destinazione finale sarebbe il Qatar.

Il colonnello Ahmed Omar Bani, portavoce militare degli insorti, ha aggiunto che «per motivi di sicurezza non è opportuno svelare dove si trovi». Ma un altro esponente del Cnt che ha chiesto di restare anonimo ha tuttavia rivelato all'agenzia Afp che Jalloud, assieme ai suoi familiari, è riuscito a raggiungere Zinten, cittadina a un centinaio di chilometri a sud-ovest di Tripoli controllata dai ribelli. Altre fonti hanno riferito che Jalloud sarebbe partito da un aereoporto tunisino diretto verso l'Italia. «Stiamo verificando questa informazione». Così il portavoce della Farnesina, Maurizio Massari, si è espresso sull'arrivo in Italia dell'ex primo
ministro libico Jalloud. Secondo quanto rivelato da fonti della polizia di frontiera tunisina, Jalloud «ha preso un aereo per l'Italia dall'aeroporto di Djerba alle 3:40 di questa mattina (ora italiana) con la sua famiglia».

L'amico d'infanzia che il rais ha emerginato
Esponente dell'influente tribù dei Megarha, Abdessalam Jalloud da oltre 20 anni non ricopriva più nessuna carica ma è tuttora un personaggio di un certo peso nella Jamahiriya (il regime del colonnello ndr). Compagno di scuola di Gheddafi fin dalle elementari, era stato per lunghi anni il numero due del regime ricoprendo la carica di premier tra il 1972 e il 1977. Negli anni Novanta, il colonnello lo aveva progressivamente messo da parte e per un certo periodo era stato tenuto agli arresti domiciliari.

Negli anni immediatamente successivi alla "rivoluzione verde" del 1969, era uno dei duri del regime ed uno degli uomini più potenti e temibili del Paese. Si racconta che nel marzo 1970, sei mesi dopo il colpo di stato che aveva portato Gheddafi al potere, era andato a Pechino con l'intenzione di acquistare una bomba atomica per 100 milioni di dollari per «risolvere una volta per tutte il conflitto arabo-israeliano». La riposta dei cinesi però era stata un no.

«Abdelassam Jalloud ha abbandonato la politica, di sua volontà, da diverso tempo e passava gran parte del tempo all'estero per delle cure, perchè soffre di malattie cardiache». Le autorità libiche hanno così minimizzato la fuga di Jalloud. «Non c'è nulla che merita di essere detto a proposito di Abdelassam Jalloud» aggiunge l'agenzia libica.

Da quando la rivolta contro il regime è esplosa, Jalloud non ha mai preso pubblicamente posizione né a favore né contro Gheddafi. Secondo il vicario apostolico di Tripoli Giovanni Martinelli, lo scorso 3 maggio Jalloud aveva partecipato ai funerali di Saif al-Arab, ultimogenito di Muammar Gheddafi rimasto ucciso due giorni prima a Tripoli in un raid aereo della Nato nel quale, secondo le autorità libiche, erano rimasti uccisi anche tre nipotini del colonnello.

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