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Questo articolo è stato pubblicato il 24 agosto 2011 alle ore 08:03.

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ROMA. Per una volta, un'iniziativa cui viene riconosciuto unanimemente il carattere di assoluta serietà e ragionevolezza è accolta con favore bipartisan a livello politico. Piace sia al Pdl che al Pd la proposta di EuroUnionBond avanzata ieri sul Sole 24 Ore da Romano Prodi e Alberto Quadrio Curzio. Non si nascondono ovviamente le difficoltà, stante la persistente opposizione tedesca, confermata nel vertice bilaterale tra Angela Merkel e Nicolas Sarkozy del 16 agosto, ma la strada è certamente da percorrere.

«Il Governo - osserva il presidente dei senatori del Pdl, Maurizio Gasparri - è stato tra i primi in Europa a lanciare la proposta degli eurobond, rilanciata a più ripresa in sede internazionale dal ministro Tremonti. Dunque ben vengano tutte le ulteriori proposte che si aggiungono e integrano quella avanzata dal Governo». Via libera, dunque, anche se lo stesso Gasparri osserva come il percorso sia tutt'altro che agevole: «Non sembrano ancora mature le condizioni a livello europeo come mostra la posizione assunta dal presidente permanente dell'Unione, Herman Van Rompuy. Prima si è detto favorevole, poi è sembrato molto più cauto. La posizione assunta da Angela Merkel appare a tutt'oggi come un macigno. Detto questo, ci sembra molto utile aprire una discussione, in un quadro di ulteriore integrazione europea, che tenga conto anche della proposta avanzata da Prodi e Quadrio Curzio».

Totale e convinto consenso da parte del Pd, che nella parte della sua "contromanovra" dedicata all'Europa cita espressamente la proposta Prodi-Quadrio Curzio. «È un'iniziativa molto positiva - commenta il responsabile economico Stefano Fassina - tanto che l'abbiamo inserita in uno dei nostri emendamenti alla manovra in discussione al Senato. Abbiamo deciso anche di inviare la versione in inglese della proposta a tutti i partiti progressisti, socialisti europei, accompagnata da una lettera del segretario Pier Luigi Bersani». Soltanto un Governo politico dell'area euro per lo sviluppo sostenibile e la gestione comune dei debiti sovrani - si legge nel "decalogo" del Pd - può dare senso alle politiche di austerità. La strada è tracciata da «progetti sistemici, come quello illustrato da Prodi e Quadrio Curzio».

Già, ma come superare la persistente opposizione della Germania? «È evidente - osserva l'ex presidente del Consiglio, Giuliano Amato - che l'eurobond senza la Germania non si può fare. Lo faremo con la Germania».

Il pressing del Pd, anche attraverso Francesco Boccia, coordinatore per le commissioni economiche («il Governo dovrebbe fare immediatamente propria la proposta») e la capogruppo in commissione politiche europee di palazzo Madama, Francesca Marinaro («ho apprezzato la critiche del ministro Anna Maria Bernini al rifiuto opposto dal tandem Merkel-Sarkozy»), apre comunque una breccia nel Governo. Lo stesso ministro per le Politiche europee si dice disposta ad accogliere le sollecitazioni dell'opposizione per dare seguito «all'approfondimento, in sede parlamentare, del dibattito sull'opportunità e praticabilità di strumenti obbligazionari europei». Oggi, in un contesto di «severo affanno dei mercati internazionali» - aggiunge Bernini - è più che mai importante che nelle adeguate sedi istituzionali e con approccio quanto possibile corale «si valorizzino e si concretizzino le potenzialità di strumenti coraggiosi e innovativi».

Nessun commento da parte del ministro dell'Economia, Giulio Tremonti, che peraltro ha preso più volte posizione in sede europea sul tema degli eurobond, da ultimo con la proposta congiunta firmata anche dal presidente dell'Eurogruppo Jean-Claude Juncker, apparsa sul Financial Times del 6 dicembre dello scorso anno. «Riteniamo che tale proposta possa costituire una risposta forte, credibile e puntuale alla crisi in corso dei debiti sovrani».

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