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Questo articolo è stato pubblicato il 24 agosto 2011 alle ore 06:38.

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TOKYO. Dal nostro inviato
La crisi di Governo non è ancora iniziata ma già lunedì sarà scelto il nuovo primo ministro del Giappone, martedì l'esecutivo si dimetterà e al massimo il giorno dopo il nuovo ministero entrerà in carica: da ieri il favorito è l'ex ministro degli esteri Seji Maehara, che a 49 anni diventerebbe il più giovane leader della nazione, oltre che il sesto premier nell'arco di soli sei anni. L'attuale premier Naoto Kan ha annunciato che manterrà la promessa fatta a giugno di dimettersi non appena sarebbero state approvate una legge di bilancio e un'altra sulle energie alternative: provvedimenti il cui iter parlamentare dovrebbe concludersi venerdì.
Le crisi-lampo sono una caratteristica del sistema politico nipponico, fatto di molti lavori dietro le quinte e di convulsioni interne al partito di maggioranza, che sfiducia informalmente il proprio presidente e ne elegge un altro che diventa automaticamente premier. Così accadrà lunedì prossimo, quando i parlamentari del Partito Democratico sceglieranno tra una rosa di candidati ancora non tutti scesi ufficialmente in lizza. Per un breve periodo è parso che, in un momento di difficoltà economico-finanziarie, il ministro delle Finanze potesse prendere le redini del Paese cercando un consenso allargato nelle fila del l'opposizione.
Ma le chanches di Yoshihiko Noda, fino a ieri dato per favorito, si sono assottigliate con la discesa in campo di Maehara, ben più popolare nei sondaggi. La scelta tuttavia sarà fatta solo da "grandi elettori" e per questo la corsa resta aperta tra più contendenti: dal ministro dell'Industria Banri Kaieda a quello dell'Agricoltura Michihiko Kano al titolare dei Trasporti Sumio Mabuchi.
Alcuni analisti si stanno sbizzarrendo nel cercare di prevedere le conseguenze sui mercati finanziari della nomina di un candidato rispetto a un altro: per Robert Felman di Ms Mufg Securities, ad esempio, un Noda privilegerebbe un aumento della tassazione che finirebbe per rafforzare ancora di più lo yen, mentre un Mabuchi (come anche un Maehara) privilegerebbe la crescita al fine di consolidare la situazione fiscale, il che farebbe bene alla Borsa. Ad altri questi appaiono poco più che esercizi letterari: come sottolinea Kenichi Kawasaki di Nomura, di positivo c'è che «l'installarsi di una nuova amministrazione accelererà le decisioni su politiche economiche importanti, finora ritardate».
Mentre incombe un possibile downgrading da parte di Moody's - e persino da parte di una delle due agenzie nazionali di rating, R&I, intenzionata a revocare la tripla A - «le possibilità di un Governo stabile capace di agire in modo decisivo sono molto, molto basse», afferma Gerry Curtis, esperto di Giappone della Columbia University, secondo cui il prossimo esecutivo pare anch'esso destinato a vita breve e travagliata: i due rami del Parlamento hanno maggioranze diverse dall'anno scorso e il capo dell'opposizione, Sadakazu Tanigaki, non appare disposto ad accettare una grande coalizione. Il Partito Democratico - salito al potere il 30 agosto di due anni fa, mettendo fine al monopolio cinquantennale dei liberaldemocratici - non è risultato all'altezza delle grandi promesse di cambiamento dei meccanismi politici. Dopo l'effimero esecutivo di Yukio Hatoyama, Kan ha perso presto popolarità. È poi incappato nella tripla catastrofe (terremoto, tsunami e crisi nucleare) che ha mandato il Paese in recessione e suscitato nuove priorità difficili da gestire.
La sensazione è che la sua caduta sia stata accelerata da alcuni "poteri forti", dopo la sua netta presa di posizione per l'abbandono progressivo dell'energia nucleare. Un esempio: da Nagasaki, il 9 agosto, Kan si è spinto a dichiarare che il Paese dovrebbe rinunciare all'obiettivo del ciclo completo dell'uranio, cancellando i controversi impianti di Monju e Rokkasho. È probabile che Kan passerà dunque alla storia come l'unico premier giapponese ad aver invocato una società «non dipendente dall'atomo»: il suo successore si limiterà a confermare il ridimensionamento già in atto del numero delle centrali.
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I DUELLANTI

L'ex ministro
Se fosse eletto, Seji Maehara a 49 anni (nella foto sopra) sarebbe il più giovane premier che il Giappone abbia avuto
È stato ministro delle Infrastrutture e del Tursimo per due anni, poi ministro degli Esteri dal settembre 2010 al marzo 2011 quando si è dimesso in seguito a una polemica su alcune donazioni ricevute
Titolare delle Finanze
Fino alla candidatura dell'ex ministro degli Esteri, molto popolare nei sondaggi, il favorito alla successione del premier Kan era l'attuale ministro delle Finanze, Yoshihiko Noda (nella foto sopra), 54 anni
Se assumesse la guida del Paese, Noda privilegerebbe aumenti della tassazione che avrebbero come consueguenza un rafforzamento dello yen

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