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Questo articolo è stato pubblicato il 24 agosto 2011 alle ore 08:25.

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Pronti a ripartire con i grandi lavoriPronti a ripartire con i grandi lavori

Ieri il Cnt, il comitato di coordinamento delle forze ribelli, avrebbe confermato che saranno fatti salvi i contratti internazionali. È ancora tutto da vedere, ma per gli imprenditori italiani che fino a febbraio lavoravano in Libia l'annuncio – se ufficializzato – è un sollievo. Prima delle rivolte di sei mesi fa, gli investimenti nel Paese dell'Africa Settentrionale erano stimati in 60 milioni di dollari dalla camera di commercio ItalAfrica.

Certamente la prima voce economica per le imprese italiane è formata dai giacimenti di petrolio e metano (si veda l'articolo qui sopra). Ma la massima attenzione è sulla via Balbia, la lunghissima autostrada costiera da tre miliardi di dollari che, ricalcando la strada costruita negli anni '30 sotto il governatorato di Italo Balbo, dovrà unire Tripoli con Misurata, Sirte, Agedabia, Bengasi, Barce, Derna e Tobruch. Circa 1.750 chilometri da Ras Agedir (il confine con la Tunisia) fino al confine egiziano con Sollum. L'autostrada è stata chiesta da Gheddafi nel trattato del 2008 per chiudere in via definitiva il contenzioso sui risarcimenti dell'occupazione italiana cominciata nel 1911.
La supervisione dell'intero progetto sarebbe spettata all'Anas con il ruolo di advisor.

Il primo lotto dell'autostrada da circa 800 milioni era stato vinto (virtualmente) dal raggruppamento guidato dalla Saipem (Eni), insieme con altre imprese come Maire Tecnimont e Maltauro. All'apertura delle buste, questo raggruppamento aveva presentato l'offerta più bassa, ed era pronta all'aggiudicazione formale della gara. Ma la tempesta politica e militare ha impedito la chiusura formale del contratto.
Tutto sospeso anche per l'Impregilo, che non vede l'ora di poter ricominciare con i lavori di costruzione. Oltre a concorrere per i vari lotti della nuova Balbia, la grande società milanese di ingegneria e costruzioni stava realizzando un palazzo dei congressi di Tripoli, su progetto di Zadig; tre campus universitari; opere di urbanizzazione e posa di infrastrutture (metano, acquedotti, linee telefoniche, fognature) in diversi quartieri di Tripoli e di Misurata.
In tutto, gli impegni che l'Impregilo ha dovuto sospendere in Libia hanno un valore attorno al miliardo di euro.

La Trevi stava costruendo un complesso alberghiero in centro a Tripoli, l'hotel al-Gazala.
Il petrolio – ovvio – resta la voce principale, e non solamente per i giacimenti dell'Eni e per le società del gruppo di San Donato Milanese, come Saipem e Snamprogetti. Basta pensare agli 11 cantieri che la Bonatti di Parma stava gestendo per diverse compagnie petrolifere di molti Paesi (si veda il Sole 24 Ore di ieri); l'azienda di Parma è una delle poche che, attraverso i dipendenti libici, è riuscita a mantenere un presidio minimo di sicurezza. Ma fino a febbraio erano presenti in forze attive anche l'Edison e la Maire Tecnimont.

Nel settore delle telecomunicazioni, la Sirti ha un contratto (insieme con la francese Alcatel) per fornire e posare 7mila cavi di fibra ottica. Il valore del progetto è di 161 milioni di euro, di cui 68 per l'azienda italiana.
Vale 35 milioni la fornitura e la messa in opera di cavi per banda larga che le poste libiche hanno chiesto alla milanese Prysmian (ex Pirelli Cavi).
Delicatissimo il segmento dei trasporti, dove ci sono anche forniture contigue con il segmento militare.

La Finmeccanica aveva costituito con il fondo Lybian Africa Investment Portfolio una società mista nell'aerospazio, trasporti ed energia. La controllata Ansaldo Sts si era aggiudicata due contratti da 740 milioni nel settore delle ferrovie, mentre l'Agusta-Westland avrebbe dovuto fornire dieci elicotteri, con i corsi-macchina per piloti e personale e con l'assistenza post-vendita.
L'Alenia Aermacchi ha un contratto da 3 milioni per un programma di formazione e revisione dei motori dei piccoli aerei Sf260. Un altro investitore è l'Iveco (gruppo Fiat), che ha una società mista e un impianto di montaggio di camion.

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