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Questo articolo è stato pubblicato il 25 agosto 2011 alle ore 18:57.

Ingaggi lordizzati o nettizzati. Contributi di solidarietà e aliquote opzionali. Nell'estate non certo rovente del calcio italiano, con una campagna acquisti all'insegna dell'austerity, le parole più adoperate dagli operatori sono state queste.

Al punto che l'eurotassa imposta dal decreto di Ferragosto è diventata il casus belli che sta metterndo a serio rischio la prima giornata di campionato in programma nel week end. La faccenda è semplice e ingarbugliata al tempo stesso. Il decreto di Ferragosto ha introdotto un prelievo straordinario sui redditi sopra i 90mila euro (5%) e sopra i 150mila (10%). Chi guadagna tanto deve versare per tre anni questo surplus al Fisco.

Per il primo anno il contributo è pieno. Quindi, come si vede dalla prima colonna della tabella che trovate qui a sinistra, si paga di più. Dal secondo anno si può dedurre, scontare, una parte dell'imposta. Per cui il contributo effettivo viene spalmato sui tre anni (la seconda) colonna. Per i redditi sopra i 500mila euro ai contribuenti converrà invece optare per l'aliquota secca del 48% che, non è deducibile, ma garantisce un risparmio (la terza colonna).

Se questo vale per tutti i contribuenti "normali", per i calciatori la questione si è andata complicando in queste settimane in considerazione del fatto che la maggior parte dei contratti, soprattutto quelli dei big, sono fatti al netto. Nel senso che le imposte se le accolla la società.

Ora, è vero che la società è obbligata a svolgere il suo ruolo di sostituto d'imposta e quindi ben potrebbe trattenere sullo stipendo, oltre all'aliquota ordinaria, anche il contributo di solidarietà. Ma i club temono che successivamente, nei casi in cui il contratto faccia esplicito riferimento a un compenso netto da garantire comunque al calciatore, potrebbero essere portate in tribunale. Sarebbe difficile a quel punto evitare una condanna alla restituzione di quanto trattenuto. Per Ibra, ad esempio, il Milan dovrebbe versare circa 450mila euro all'anno.

All'intera serie A il contributo di solidarietà, così com'è, e salve le correzioni che saranno apportate in Parlamento, potrebbe costare fino a 100 milioni di euro nel prossimo triennio.

La Figc oggi ha proprosto di mettere a disposizione delle società per eventuali contenziosi un fondo da 20 milioni.

Alle società non basta. Come non basta il fatto che il nuovo contratto collettivo rispetto a quello scaduto un anno e mezzo fa preveda che la retribuzione può essere espressa solo al lordo. Per i club deve essere inserita un'ulteriore clausola per precisare che i contributi straordinari siano «esclusivamente a carico dei calciatori».

Addio al netto, dunque, e ingaggi lordizzati. Come per tutti gli altri lavoratori o dirigenti che hanno (fortuna loro) mega stipendi. Il calcio non farà più eccezione.

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