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Questo articolo è stato pubblicato il 25 agosto 2011 alle ore 06:40.

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Il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, sarebbe stato vittima di una presunta estorsione da oltre 500mila euro da parte dell'imprenditore barese Gianpaolo Tarantini e di altri personaggi. A indagare sulla vicenda, secondo quanto riporta il settimanale Panorama, è la Procura di Napoli, che ha iscritto nel registro degli indagati, per l'ipotesi di reato di concorso in estorsione, oltre a Tarantini - vale a dire l'uomo che nel 2008 portò Patrizia D'Addario a Palazzo Grazioli – anche altre persone, tra cui Valter Lavitola, direttore ed editore del quotidiano online Avanti! e già protagonista della vicenda (conclusa con l'archiviazione da parte della Procura di Roma) della casa di Montecarlo appartenuta ad An e presa in locazione dal cognato del presidente della Camera, Gianfranco Fini.

Da parte sua, il premier nega al settimanale che vi sia stata alcuna estorsione ai suoi danni. «Ho aiutato una persona (Tarantini, ndr) e una famiglia con bambini – ha dichiarato Berlusconi - che si è trovata e si trova in gravissime difficoltà economiche. Non ho fatto nulla di illecito, mi sono limitato ad assistere un uomo disperato non chiedendo nulla in cambio. Sono fatto così e nulla muterà il mio modo di essere».

Secondo Panorama, l'inchiesta - condotta dai sostituti procuratori Henry John Woodcock, Francesco Curcio e Vincenzo Piscitelli – è a un punto di svolta: i pm avrebbero chiesto al gip Amelia Primavera di autorizzare alcune misure. L'indagine si baserebbe su numerose intercettazioni telefoniche, alcune delle quali anche molto recenti. In una del luglio scorso ad essere intercettato è proprio il presidente del Consiglio, al telefono con Lavitola. Secondo il settimanale, durante la conversazione l'editore di Avanti! commenta in modo concitato l'inchiesta sull'"affaire" Bisignani avanzando vari sospetti ai quali tuttavia Berlusconi replica in maniera pacata, sottolineando di essere totalmente distaccato dalle questioni di cui si stanno occupando i magistrati di Napoli e ribadendo di poter mettere la mano sul fuoco sull'integrità di Gianni Letta. Secondo i pm partenopei l'estorsione ai danni del Cavaliere consisterebbe in un versamento di 500mila euro a Tarantini e in altre somme versate ogni mese. Di questi pagamenti gli inquirenti avrebbero avuto prova unicamente attraverso l'ascolto delle telefonate, in molte delle quali Lavitola, intercettato con Angela Devenuto, moglie di Tarantini, parlerebbe in modo disinvolto di soldi, ricatti e bugie. L'ipotesi della Procura di Napoli è che Tarantini abbia ricevuto il compenso per continuare a dichiarare, nel processo barese in cui è indagato, che Berlusconi non sapeva di ospitare alle sue feste escort prezzolate dall'imprenditore pugliese. Ma al telefono Tarantini avrebbe ribadito più volte che quella è la verità. Il mezzo milione sarebbe dovuto servire a convincere l'imprenditore a scegliere la strada del patteggiamento in un procedimento in cui sarebbe l'unico imputato, evitando così un processo pubblico con la conseguente diffusione di intercettazioni ritenute imbarazzanti. Secondo gli inquirenti Lavitola avrebbe a sua volta raggirato Tarantini, trattenendo 400 dei 500mila euro a lui destinati.

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