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Questo articolo è stato pubblicato il 26 agosto 2011 alle ore 06:41.
MILANO
Due arresti e la chiara accusa di corruzione. La vicenda sulle presunte tangenti di Sesto San Giovanni - che vede indagato, tra gli altri, anche Filippo Penati, ex sindaco del Comune alle porte di Milano ed ex leader dei Ds milanesi - ieri ha avuto una svolta. Con due ordinanze di custodia cautelare emesse dal Gip del tribunale di Monza Anna Magelli, su richiesta dei pm Franca Macchia e Walter Mapelli, sono finiti in carcere l'ex assessore all'edilizia di Sesto San Giovanni, Pasqualino Di Leva, e l'architetto Marco Magni, accusato dalla procura di intascare materialmente le tangenti.
Per loro l'accusa è di corruzione, come si legge nel dispositivo del Gip, e non si parla più di concussione, come sembrava in parte trapelare dalle indagini della procura di Monza: secondo il Gip sarebbero state pagate o promesse somme di denaro per agevolare il rilascio di concessioni edilizie, o addirittura per impostare il Piano di governo del territorio in modo da favorire gli interessi di alcuni imprenditori. L'ex assessore Di Leva e l'architetto Magni avrebbero dunque, secondo la procura, intascato tangenti dopo essere stati corrotti. Per loro gli arresti cautelari sono motivati con il pericolo di reiterazione del reato. Nell'ordinanza del giudice si parla di «capacità a delinquere e pericolosità sociale».
Lo stesso Gip ha invece respinto la richiesta di custodia cautelare in carcere per Penati e per il suo collaboratore Giordano Vimercati, anche lui indagato perché sospettato di essere una delle braccia operative delle presunte tangenti indirizzate a Penati. Per quanto riguarda Penati e Vimercati, infatti, secondo il giudice Magelli i reati contestati dalla procura sarebbero già in prescrizione, essendo avvenuti secondo le ricostruzioni tra il 2001 e il 2004, o addirittura durante gli anni Novanta, periodo durante il quale Penati era sindaco di Sesto. I reati contestati a Di Leva e Magni risalirebbero invece ad un periodo compreso tra il 2006 e il 2008, comunque non oltre i 7 anni, periodo per il quale è prevista la prescrizione per il reato di corruzione. Per il giudice a carico di Penati e Vimercati ci sarebbero tuttavia «gravi e numerosi indizi di colpevolezza». In sostanza dagli atti emergerebbe che Penati potrebbe aver ricevuto tangenti, oltre un decennio fa, per l'edificabilità dell'ex area Falck, da parte degli imprenditori Giuseppe Pasini e da Piero Di Caterina (titolare della Caronte), i due grandi accusatori del politico sestese, ma non ci sono prove di reati avvenuti in tempi più recenti.
Emergono intanto nuovi aspetti sulla vicenda del cosiddetto "Sistema Sesto". Per il Gip si evidenzia «una continua disponibilità da parte di Penati a risolvere le questioni di Di Caterina», tanto da «sentirsi sempre in debito». E Penati sarebbe stato pronto «ad intervenire nel suo interesse anche con gli esponenti della neo giunta di Milano», nonché di altri comuni dell'hinterland milanese, soprattutto per le questioni di trasporto pubblico locale.
Per il Gip l'indizio principe dei rapporti fra i due sarebbe il preliminare di una vendita, mai conclusa, di un immobile, sottoscritta nel novembre 2008 da Di Caterina e Bruno Binasco (ex ad del gruppo Gavio, anche lui coinvolto nella vicenda). Questo atto sarebbe servito solo a nascondere il passaggio di 2 milioni tra il gruppo Gavio e Di Caterina. Si tratta, per l'accusa, di un debito che Penati avrebbe avuto con Di Caterina e che Binasco avrebbe saldato per lui.
Inoltre, in uno degli interrogatori resi agli inquirenti da Di Caterina e riportati dal Gip, l'imprenditore avrebbe detto che era solito pagare anche per serate e nottate in Svizzera, nonché viaggi in Ucraina, Romania, Russia, Lituania. A Penati e Vimercati, dice Di Caterina, «pagavo soggiorno, ristoranti, locali notturni e varie necessità». Anche queste vicende sarebbero avvenute diversi anni fa. Per il Gip non ci sono tuttavia prove o dichiarazioni che facciano pensare a finanziamenti agli ex Ds o all'attuale Pd. Per Penati «si sgretola la credibilità dei miei accusatori, in cui sono apparse evidenti le contraddizioni e l'infondatezza delle ricostruzioni».
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LA VICENDA
L'inchiesta
Si parla del cosiddetto "Sistema Sesto", cioè di un giro di tangenti che avrebbe visto come protagonista, secondo la procura di Monza, Filippo Penati, ex sindaco di Sesto San Giovanni ed ex segretario dei Ds di Milano. Alcuni imprenditori, secondo i pm, avrebbero pagato nel tempo i politici locali per ottenere favori nel settore urbanistico
Ieri sono finiti in carcere per custodia cautelare l'ex assessore sestese all'Edilizia Pasqualino di Leva e l'architetto Marco Magni. L'accusa è di far parte di un sistema di corruzione