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Questo articolo è stato pubblicato il 27 agosto 2011 alle ore 10:11.

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Niente da fare. Il Barcellona non lascia neppure le briciole. Con lo stesso sadismo del gatto col topo, i blaugrana, a Montecarlo, non affondano il colpo troppo presto. Ti lasciano l'illusione di potercela fare, di assaporare l'impresa e ti concedono persino, a tratti, di far bella figura per raccontarlo agli amici, poi improvvisamente decidono che ora di ristabilire le gerarchie e.. festa finita!

Ci era cascato anche Vitor Pereira. Quale miglior occasione per scalzare subito dalle scene un fantasma ingombrante come quello del suo predecessore Villas Boas, l'uomo più conteso dell'estate pallonara accasato a Londra? Il suo Porto, ben organizzato, in effetti è riuscito per un po' a tenere a bada la squadra più forte del mondo, ma la forza del Barcellona è anche quella di dosare sempre forze ed energie senza prodigarne più di quanto serva per il raggiungimento dell'obiettivo. E se per una volta invece di una prodezza basta un errore avversario, un po' goffo, per sbloccare il risultato, così sia. La Supercoppa europea finisce sempre e comunque nella bacheca catalana. È la quarta volta. Finisce 2-0 per gli uomini di Guardiola, un risultato perfetto come ‘una famiglia del Mulino Bianco', con un gol di Messi per confermare la tradizione e uno di Fabregas per rassicurare (ammesso e non concesso che ce ne fosse bisogno) sulla bontà dell'innesto e sulla già perfetta intesa con il resto della corazzata. Guardiola senza Piquè e Puyol affida la difesa ad Abidal e Mascherano adeguando il centrocampo con Keita per rinforzare il filtro sugli attacchi del tridente portoghese formato da Hulk, Rodriguez e Kleber, in realtà unica punta con gli altri due più larghi e arretrati.
Per 39' i portoghesi se la giocano.

La sensazione però è che il Barca scelga la bassa risoluzione per non sprecare risorse, come quando a braccio di ferro si sfida un bambino che spinge al massimo delle potenzialità, limitandosi a fare resistenza. Le ‘spesucce' estive infatti, Sanchez e Fabregas, si accomodano in panchina. Insomma, basta aspettare l'errore avversario che arriva puntuale al primo calo di concentrazione. Fino al momento del gol, un paio di incursioni per parte compresa un'occasione per Guarin che da possibile protagonista in positivo si trasforma nel peggior incubo per i suoi compagni con il più infelice degli appoggi all'indietro per Saponaru nel tentativo di eludere il pressing del Barcellona. Sbagli che non lasciano scampo, men che meno se la palla finisce tra i piedi di Messi che si ritrova smarcato davanti al portiere, lo salta, e ringrazia. Il gol della Pulce è lo spartiacque. I "Dragoes" barcollano ma non rinunciano a tentare di riproporre una certa supremazia mostrata fino allo svantaggio. È ancora Guarin a ripresentarsi davanti a Valdes nel tentativo di sorprenderlo con una conclusione dalla distanza. Il portiere spagnolo prova anche a restituire il favore con un'uscita a vuoto ma Hulk non ne approfitta. Il Barca invece sciupa la chance di raddoppiare con Pedro che, in contropiede, si fa anticipare dal portiere. Negli ultimi minuti Guardiola fa entrare Fabregas mentre il Porto perde i pezzi per strada con una prima espulsione, quella di Rolando. È ancora la stella di Messi a brillare, questa volta nei panni di uomo assist che serve splendidamente Fabregas per il definitivo 2-0. Inglorioso il finale di partita dei portoghesi che rimediano un altro rosso con Guarin che finisce sotto la doccia per un fallo di frustrazione su Mascherano. Difficilmente riuscirà a lavare via l'erroraccio che ha invertito la rotta del match.

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