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Questo articolo è stato pubblicato il 29 agosto 2011 alle ore 10:48.

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Rinunciare alla prescrizione. È la richiesta a Filippo Penati che arriva da più voci nel Pd. A cominciare dal vice segretario, Enrico Letta.
Per lunedì prossimo è stata convocata la Commissione nazionale di Garanzia guidata da Luigi Berlinguer che chiederà al gip e agli avvocati difensori dell'esponente democratico gli atti pubblici dell'inchiesta, in modo da farsene un'idea precisa.

Anche di questo parla Letta, per chiarire come ciò che la commissione dirà dovrà essere accettato. «Questa è la differenza tra noi e l'atteggiameno di altri», dice il vice segretario. «Da noi chi è toccato da questi fatti si deve dimettere e si deve far processare, altri diventano ministri. Non ci può essere alcuna macchia in questa storia».

Le pressioni per l'espulsione dal partito dell'ex presidente della Provincia di Milano si fanno sempre più insistenti.
Ne parla pure Matteo Renzi. Se fossi segretario del Pd, dice, «lancerei un appello pubblico a Filippo Penati per rinunciare alla prescrizione». Il sindaco di Firenze invita l'ex presidente della provincia di Milano a fare un altro passo e lasciare la carica di consigliere regionale.
La pensa allo stesso modo Luiciano Violante. «È arrivato il momento che si decida (Penati, ndr): o si dimette da consigliere regionale della Lombardia o rinuncia alla prescrizione».

Intanto Giorgio Oldrini, il sindaco in carica di Sesto San Giovanni scrive una lettera al Corriere della Sera per ribadire che come primo cittadino ha «cercato di amministrare» la città, ma non ha commesso alcun reato. Oldrini sottolinea di non aver ricevuto «fino ad ora» alcun avviso di garanzia. E si dice preoccupato «per un atteggiamento generale per cui tutto quello che hanno dichiarato due imprenditori che accusano è di per sé vero, e tutto quello che dicono gli amministratori e i politici è falso, o è anche un reato».

La questione preoccupa tutto il Pd e l'opposizione attacca.
Per Maurizio Gasparri (Pdl) «l'illegalità è riferita al partito nella migliore, si fa per dire, tradizione del Pci» e Penati «è solo una pedina di un sistema più ampio». Walter Veltroni lo querela per diffamazione.
Ribatte il presidente democratico, Rosy Bindi: «Il Pdl vuole delegittimare il ruolo di governo e la credibilità del Pd per distogliere l'attenzione dalle difficoltà della maggioranza di fronte alla pesante e iniqua manovra di ferragosto».

La vicenda Penati sarà al centro della direzione del Pd milanese fissata per martedì prossimo. E l'assessore comunale alla cultura, Stefano Boeri, intende chiedere di organizzare, a partire dalla Festa democratica, «una Conferenza programmatica che metta al centro il rapporto tra politica, sviluppo del territorio e economia» e che serva a «rigenerare» la classe dirigente.

Un altro assessore milanese, Pier Francesco Maran, è al centro di una polemica sollevata dall'Italia dei valori, da tempo in discussione con Giuliano Pisapia per l'esclusione dalle nomine fatte dalla nuova amministrazione. L'Idv punta il dito contro il giovane assessore comunale ai Trasporti, definito dal partito di Di Pietro un «pupillo di Penati». Una polemica «assurda e ingenerosa» secondo Roberto Cornelli, segretario metropolitano del Pd. Tutte le scelte di Pisapia di questi mesi, dice Cornelli, «a partire dalla formazione della Giunta, dimostrano la sua capacità di governare con assoluta trasparenza e correttezza».
Il sindaco di Milano ribadisce in una nota come nel formare la giunta abbia preso «le decisioni in totale autonomia» e sottolinea: «in particolare non ho mai avuto incontri, colloqui, suggerimenti, e tanto meno pressioni dirette o indirette, da parte di Filippo Penati, come da nessun altro».

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