Storia dell'articolo

Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 30 agosto 2011 alle ore 06:39.

My24


Un rincaro per le bollette degli italiani e un freno agli investimenti delle imprese: per questo motivo l'Autorità dell'energia contesta la nuova formulazione Robin Hood tax, o più semplicemente la Robin tax, o meglio ancora addizionale Ires. Tanto tanto vale "spalmarla" anche su altri settori diversi da quello dell'energia – questo è sotteso – per ripartirne gli effetti in modo meno sensibile. Si parla (ma l'organismo indipendente presieduto da Guido Bortoni non lo dice) per esempio delle telecomunicazioni.
Ieri pomeriggio l'Autorità dell'energia ha mandato a Governo e Parlamento una delle consuete "segnalazioni", cioè documenti che avvertono le istituzioni su provvedimenti o su particolari situazioni. In questo caso, sotto esame è l'imposta istituita anni fa per togliere un po' di margine alle "ricche" compagnie petrolifere, imposta che ora la manovra estende all'elettricità (comprese le fonti rinnovabili di energia) e alle reti di corrente e gas.
«Il principale effetto di un aumento dell'Ires – avverte l'Autorità dell'energia – è ridurre la propensione all'investimento nel l'attività colpita dall'aumento». Proprio il calo degli investimenti, in un momento in cui il settore avrebbe grande bisogno, rischia di riflettersi sulle tariffe perché, spiega il documento, «nelle attività svolte a mercato, è attraverso la contrazione degli investimenti e, di conseguenza, dell'offerta che può aver luogo, in linea generale, la futura traslazione degli effetti dell'aumento dell'imposta diretta sui prezzi e quindi sui consumatori».
La norma di fatto diminuisce la rimunerazione riconosciuta agli investimenti, spingendo le imprese a contrarli; rende meno attrattivo l'investimento privato e più difficile la raccolta di capitali. «Si ritiene che il settore dell'energia non sia oggi caratterizzato da fondamentali tali da giustificare che l'aumento del l'Ires sia circoscritto al solo settore energetico».
Perplesse anche le imprese del Coordinamento per il manifatturiero, che riunisce in un'unica voce le associazioni Amafond, Anima, Assocarta, Assofond, Assomet, Confindustria Ceramica e Andil, Federacciai e Unacoma, per un fatturato totale di 167 miliardi. I presidenti Piero Starita, Sandro Bonomi, Paolo Culicchi, Enrico Frigerio, Mario Bertoli, Giuseppe Pasini, Franco Manfredini, Massimo Goldoni, sono consapevoli della necessità della manovra ma non deve essere depressiva: «Si deve vigilare, e prevedere sanzioni, affinché l'addizionale Ires applicata alle aziende del settore energetico non venga trasferita in bolletta, altrimenti per le nostre aziende, tutte ad elevato utilizzo di energia, già sottoposte ad un costo energetico più alto della media europea, si tratterebbe dell'ennesima tassazione occulta, che finirebbe di metterci fuori mercato».
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Altri servizi a pag. 16

Shopping24

Dai nostri archivi