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Questo articolo è stato pubblicato il 30 agosto 2011 alle ore 18:14.
L'ultima modifica è del 30 agosto 2011 alle ore 12:51.

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«Se, al termine delle indagini che tuttora sono in corso, tutto non verrà chiarito, non sarò certo io a nascondermi dietro la prescrizione»: Filippo Penati così ha scritto in una lettera alla presidente della direzione provinciale del Pd di Milano Ezio Casati e al segretario metropolitano del partito Roberto Cornelli.

È prevista per questa sera una riunione della direzione milanese del Pd in cui si parlerà anche delle vicende dell'ormai ex vicepresidente del Consiglio regionale che si è autosospeso da tutte le cariche nel partito dopo essere stato coinvolto in un'inchiesta su presunte tangenti legate alla riqualificazione dell'area ex Falck di Sesto San Giovanni.
Nella sua lettera, l'ex capo della segreteria politica di Pier Luigi Bersani ha ripetuto di essere «completamente estraneo» ai fatti che gli vengono contestati.
«Non ho avuto in passato, e non ho oggi, conti all'estero o tesori nascosti - ha sottolineato -. Non ho preso denaro da imprenditori e non sono mai stato tramite dei finanziamenti illegali ai partiti a cui sono stato iscritto».
«Con la politica non mi sono arricchito», ha spiegato ripercorrendo gli anni come sindaco di Sesto. Adesso «ho un unico obiettivo - ha spiegato - ristabilire la verità dei fatti, la mia onorabilità e ridare serenità alla mia famiglia. E ristabilire la mia onorabilità significa per me uscire da questa vicenda senza ombre e senza macchie». Ed è per questo che «se al termine delle indagini, che sono tuttora in corso, tutto non verrà chiarito, non sarò certo io a nascondermi dietro la prescrizione». Penati ha comunque precisato che «lo sviluppo delle indagini è ancora lontano dall'essere concluso». E a questo punto «è del tutto evidente che è necessario attendere l'esito e la conclusione delle indagini per assumere le decisioni conseguenti».
D'altronde l'ex presidente della Provincia di Milano ha ricordato che già nel 1999 fu indagato per abuso in atti d'ufficio per le bonifiche di un'altra parte delle aree ex Falck e chiese il rito abbreviato con successiva assoluzione senza cercare «espedienti processuali nè benefici di leggi ad personam per trascinare il processo fino alla prescrizione».
«A tutti voglio ribadire - ha concluso - che non accetterò, in alcun modo, un esito che lasci dubbi e zone oscure e a tutti voglio garantire che farò quanto necessario perche ciò avvenga».

Bersani: Penati rinunci alla prescrizione
A chiedere a Penati di rinunciare alla prescrizione è stato lo stesso segretario del Pd, Bersani, assieme ad altri esponenti del partito. Il Pd ha avviato il lavoro della commissione dei garanti, presieduta da Luigi Berlinguer, per acquisire le carte dell'inchiesta in vista di una possibile convocazione di Penati. Nessun retropensiero di supplenza dei tribunali, solo l'intento di garantire l'onorabilità del partito, ora che la vicenda giudiziaria ha assunto una portata più ampia, aprendo il valico al tritacarne politico-mediatico. Non è escluso che i garanti decidano per l'espulsione dell'ex presidente della Provincia di Milano. Un provvedimento che spetta a loro definire, secondo statuto. Ma sia chiaro, dice il segretario: «Noi non intendiamo interferire in nessun modo con la magistratura, perchè abbiamo un profilo etico che ci interessa preservare».

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