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Questo articolo è stato pubblicato il 30 agosto 2011 alle ore 17:01.

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Di fronte allo «scippo» dei riscatti degli anni di università e di leva militare a fini pensionistici la Cisl medici, «in mancanza di una immediata inversione di rotta da parte del governo», annuncia l'immediato stato di agitazione e assicura che «perseguirà ogni possibile forma di protesta e lotta per evitare che vada in attuazione un provvedimento i cui effetti, anche solo sul contenzioso giudiziario che ne verrebbe certamente, sarebbero probabilmente maggiori degli effimeri e colpevoli risparmi ottenuti sulle spalle di gente onesta».

Lo annuncia Biagio Papotto segretario generale Cisl Medici. «Lo "scippo" dei riscatti per corsi universitari e per servizio militare dimostra uno scarso coraggio nel colpire chi dovrebbe davvero esser colpito», spiega Papotto: «Si è giunti, attraverso percorsi molto diversi ma sinistramente concentrici, a colpire la previdenza, vale a dire uno dei pochissimi settori che sembravano in grado di reggere, o così almeno ci era stato assicurato più volte, dopo alcune pesanti riforme e da subito si è pensato di portar via, in modo non chiaro, soldi ed anni di contributi dei medici che, in perfetta buona fede, avevano creduto alle condizioni create da questa Nazione. Da subito proclamiamo quindi lo stato di agitazione, riservando ai livelli decisionali interni la decisione sulle iniziative più appropriate da intraprendere».

Anche il Sindacato dei Medici Italiani-Smi ha attaccatto duramente la proposta di modifica delle pensioni previsto nelle modifiche avanzate dal Governo alla manovra economica Bis.

Per il segretario generale dello Smi (Sindacati dei medici italiani), Salvo Calì è un furto di diritti quello che si sta perpetrando nei confronti dei medici italiani: «Quello del Governo è un attacco costante nei confronti dei medici – attacca Calì - che testimonia l'incapacità di lottare contra l'evasione e l'elusione fiscale, gli sprechi e la "malapolitica" e che certifica, ancora una volta, la volontà di aggredire il ceto medio lavoratore di questo Paese».

«Il blocco del rinnovo dei contratti – continua il segretario Smi - un'alta imposizione fiscale, il taglio sugli stipendi, la precarizzazione delle condizioni di lavoro, anche con il blocco del turn over, i tagli sul Ssn e ora anche l'aggressione a un diritto acquisito come quello ad andare in pensione riscattando il corso di laurea e la specializzazione». «Il vaso è colmo – conclude Calì - è ora di dire: basta! Siamo pronti a costruire unitariamente con gli altri sindacati una forte mobilitazione e a dichiarara sin da ora lo stato di agitazione».

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